La Pac, la Politica Agricola Comune, deve essere ripensata attraverso strumenti nuovi, affinché gli agricoltori siano in grado di affrontare le sfide che il mondo, la società, l’ambiente pongono, e allo stesso tempo è necessario il mantenimento, se non un incremento, del budget che l’Unione Europea dedica al settore agroalimentare. I pagamenti diretti dovranno continuare a costituire la colonna portante del sostegno della Pac, rivendendoli e facendoli diventare uno strumento in grado di garantire un’entrata finanziaria “di sicurezza” adeguata, nonché un supporto delle imprese che innovano, che danno occupazione, che investono e sono competitive sui mercati. Questo in sintesi il risultato dell’incontro, ieri a Roma, tra Confagricoltura con il presidente Massimiliano Giansanti e il vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo Paolo De Castro, che ha affrontato anche l’apertura del negoziato per la Brexit e il ruolo delle Organizzazioni agricole nella definizione delle politiche europee.
Per Confagricoltura, la riforma dovrà prevedere anche sistemi di gestione delle crisi che contino su regimi assicurativi più immediati, su strumenti di mercato più efficaci ed adattati alle nuove realtà economiche settoriali, a sistemi automatici di riduzione o controllo della produzione in momenti di crisi di mercato.
L’attenzione si è poi concentrata sulla Brexit e sul nuovo scenario che si è delineato dopo elezioni in Gran Bretagna, che presenta prospettive nuove anche per l’agricoltura e l’agroalimentare italiano europeo. Infine, il ruolo delle Organizzazioni agricole a Bruxelles, che devono essere più presenti ed incisive nei luoghi dove si prendono le decisioni e far sentire la loro voce al pari di altre associazioni portatrici d’interessi.
“La prossima revisione di medio periodo e la futura Pac - ha detto Giansanti - ci dovranno vedere molto presenti nei tavoli in cui si deciderà il destino delle risorse economiche destinate alle nostre imprese. L’esperienza di Farm Europe dimostra come l’attività di lobby, se ben fatta, favorisca la produzione di leggi che vanno incontro agli interessi degli agricoltori”.
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