“Difenderemo la diversità in tutti i suoi aspetti, lavoreremo per ridurre le disuguaglianze e per garantire a tutti l’accesso alla conoscenza”. Si chiude così, con le parole di Carlo Petrini, il Congresso n. 7 di Slow Food, per la prima volta in Cina, a Chengdu, la città che ha ospitato i 400 rappresentanti della rete arrivati da 90 Paesi diversi, per delineare la politica che Slow Food assumerà in futuro, sul solco tracciato ormai più di trent’anni fa, sempre nell’ottica del “buono, pulito e giusto”, le parole d’ordine alla base di una visione globale in cui al centro ci sono la qualità delle materie prime e del lavoro che sta dietro la loro produzione, la difesa dell’ambiente e della biodiversità, lo sviluppo sostenibile e il futuro della Terra, ponendo, sempre più chiara, la sfida di una complessità che va abbracciata ed esaltata.
“Questo Congresso - spiega il presidente Slow Food, riconfermato fino al 2020 - ribadisce con forza il nostro rifiuto per l’attuale modello di sviluppo. In queste giornate di lavori, le testimonianze della rete di Slow Food e Terra Madre hanno confermato che modelli alternativi e vincenti già esistono. Anche la giovane ma già attiva rete cinese di Slow Food ha intrapreso con successo questa strada e ciò assume una portata straordinaria, se si pensa a quanta parte delle sfide future si giocano in questo Paese. Rivitalizziamo la rete, le imprese eque, di piccola scala: nel locale, nel piccolo, abbiamo la forza e la potenza di incidere. Da 13 anni la rete per Slow Food è Terra Madre. Rimaniamo dalla parte dei più umili - conclude Petrini - affianchiamoli nei campi, difendiamoli nei mercati contadini, rafforziamoli con l’alleanza sancita tra cuochi e produttori”.
La chiusura dei lavori è stata suggellata, quindi, dall’approvazione della Dichiarazione di Chengdu, che sintetizza le principali sfide dei prossimi anni: la necessità di battersi affinché a tutti sia garantito l’accesso al cibo buono, pulito, giusto e sano; l’accesso alla conoscenza come un diritto comune e stessa dignità per saperi tradizionali e accademici; il rifiuto di qualunque esclusione di carattere politico, economico e sociale; la salvaguardia dell’ambiente come principale priorità del nostro agire anche grazie a campagne; la necessità di ribadire che la diversità è la più grande ricchezza di cui disponiamo come esseri umani e come collettività; la volontà di affrontare a tutti i livelli l’iniqua spartizione delle ricchezze e delle opportunità. Per raccogliere queste sfide impegnative e affascinanti il Congresso ha anche dato mandato al nuovo gruppo dirigente di definire nei prossimi tre anni una profonda rivisitazione di tutta la struttura organizzativa, nella direzione dell’inclusività e dell’apertura.
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