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Tra i prodotti più attesi, perché in tavola non può mancare, nell’annata 2017 l’olio italiano sarà poco, ma molto buono: quantità in calo, tra siccità e raccolta anticipata (dal -10% in Puglia al -50% del Garda Dop), qualità ottima. Occhio al prezzo

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Nell’annata 2017 l’olio italiano sarà poco, ma molto buono

Tra i prodotti più attesi, perché in tavola non può certo mancare, nell’annata 2017 l’olio italiano sarà poco, ma molto buono. Nei territori più vocati alla sua produzione la raccolta è già iniziata, in anticipo per cause ormai note e comuni anche alle altre colture agricole: gelate primaverili e siccità estiva, che hanno reso parte degli olivi improduttivi e impedito alle olive di svilupparsi (senza dimenticare, quelle che restano sulle piante, perchè considerato antieconomico raccoglierle, ndr), con un conseguente calo delle rese che va dal -10% della Puglia al -50% del Garda Dop, passando per il -30% in Umbria e Toscana. Ma, per contro, la raccolta anticipata è necessaria per preservare la qualità, ottima, delle olive, già mature perché la siccità ha accelerato il processo, sanissime, perché non vi sono stati attacchi parassitari, come la temuta mosca olearia, e con acidità molto basse, caratteristica organolettica fondamentale nel determinarla. È la fotografia, scattata da WineNews, tra gli oliveti italiani.
Nel complesso, spiega Michele Bungaro, direttore Fooi (la Filiera Olivicola-Olearia Italiana: Assitol, Aipo, Cno, Unapol, Unasco, Unaprol, Federolio, Aifo e Assofrantoi), “secondo le nostre stime con il Ministero delle Politiche Agricole, il raccolto toccherà le 320.000 tonnellate di olio di oliva vergine, pari, se confermato, ad un +175% sul 2016, annus horribilis (182.000 tonnellate), ma comunque inferiore del 68% alle 474.000 tonnellate del 2015, molto più vicine alla media storica nazionale”. Un comparto che vale complessivamente in fatturato al consumo 3 miliardi di euro, con il Belpaese secondo produttore mondiale dietro la Spagna e prima della Grecia, ma n. 1 per produzione di extravergine di qualità, grazie al maggior numero di Denominazioni. “Ma si tratta di caute previsioni, aggiornate continuamente e con ottimismo - precisa Bungaro - perché il tempo sta aiutando la raccolta. E proprio per evitare condizioni climatiche e parassitarie avverse, si cercano di limitare i tempi per la trasformazione. I prezzi? Al consumatore si raccomanda di non scendere mai sotto 8 euro al litro, specie in annate così”.

“Un’annata partita con premesse positive, grazie ad una bellissima fioritura, ma vanificate dalla perdurante siccità che ha impedito l’impollinazione del frutto - ricorda Enrico Lupi, presidente delle Città dell’Olio, che, per il 29 ottobre, hanno lanciato la “Camminata tra gli olivi”, con visite e degustazioni nei frantoi e nelle aziende in oltre 120 Comuni in 18 Regioni, dal Trentino alla Sicilia - chi ha irrigato ha salvato il prodotto, con le altissime temperature che hanno impedito alla mosca di attecchire, chi non ha potuto si è ritrovato con olive asciuttissime. Il risultato è una produzione a macchia di leopardo”, come in Liguria - dove la raccolta inizia proprio in questi giorni e fare previsioni ancora è prematuro - e sul Lago di Garda, e con una produzione scarsa in Umbria e Toscana, buona in Puglia, Sicilia e Trentino.
“Abbiamo iniziato la raccolta con circa 10 giorni d’anticipo, con un’allegagione ad ora molto disomogenea tra gli olivi ed un conseguente calo stimato delle rese del 30% - spiega Eugenio Ranchino, presidente del Consorzio di Tutela dell’olio extravergine di oliva dell’Umbria, prima Dop d’Italia che si prepara a celebrare 20 anni di “Frantoi Aperti” con gli appassionati (28 ottobre - 26 novembre) - ma le olive sono bellissime, grazie ad una componente organolettica molto equilibrata”. “La raccolta è appena iniziata, anticipata, ma caratterizzarla è prematuro. Siamo molto più fiduciosi che nel periodo estivo - sottolinea Fiammetta Nizzi Grifi, agronomo, responsabile tecnico del Consorzio Olio Dop Chianti Classico - sicuramente vi è una riduzione del potenziale produttivo, che in media si attesterà attorno al 30%, con il senese che ha sofferto più del fiorentino, così come chi ha lasciato i terreni inerbiti senza contrastare la siccità. Il vero problema che tocca i produttori è il costo della raccolta, perché le piante cariche sono poche e di conseguenza dovremo andare a cercare le olive. Per il consumatore non vi saranno invece aumenti di prezzo significativi perché vi sono già stati, dal 2014 in avanti quando vi fu il terribile danno della mosca, ma che hanno riportato maggiore dignità al prodotto e sul mercato”.
“La raccolta è iniziata già ai primi di ottobre, in anticipo a causa della siccità estiva - illustra Donato Taurino, presidente di Buonaterra - Movimento Turismo dell’Olio Puglia - al momento il prodotto è di buona qualità perché ci sono state le condizioni favorevoli per non avere attacchi parassitari di nessun tipo. Le acidità sono molto basse, poco frequenti per il nostro territorio in annate non facili. Le rese sono però ìnferiori alla media, con un calo del -10%, e dovute alle diverse problematiche che abbiamo, tra cui anche la Xylella che porta a cali più forti con piante o parti di piante improduttive” (e sulla quale il senatore Dario Stefàno è tornato anche oggi a scrivere al Ministero per un tavolo di concertazione e un percorso legislativo per tradurre in fatti le richieste di aiuto dei produttori del Salento, ndr). “Per noi è anno di scarica, ci aspettavamo un calo produttivo, ma le forti grandinate e la siccità hanno contribuito alla diminuizione delle rese che, da stime, prevedono al momento un -50% - sottolinea Laura Turri, vicepresidente Consorzio di Tutela Olio Garda Dop - da noi è normale, ma quest’anno le acidità sono davvero molto molto basse”.
Amatissimo in patria - alla fine del 2017 si stima che i consumi supereranno 1.164.000 di tonnellate, di cui 524.000 oli vergini (extravergine e oli di oliva), e il restante di altri oli vegetali, in prevalenza di semi, pari a 650.000 tonnellate - ma anche oltre confine, secondo le previsioni di Fooi e Ministero delle Politiche Agricole, nel 2017 l’Italia esporterà 315.000 tonnellate di oli vergini, di cui 120.000 tonnellate verso l’Ue e le restanti 195.000 in altri Paesi. Ultimo dato, infine, quello delle importazioni, che alla fine del 2017 supereranno le 600.000 tonnellate, di cui 500.000 da importazione comunitaria e poco meno di 100.000 da altri Paesi del Mediterraneo.

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