Denutrizione, calo produttivo nelle campagne, epidemie, disastri naturali, migrazioni. Le conseguenze dei cambiamenti climatici in corso non si ferma alle ondate di calore e agli eventi meteorologici estremi. Dall’agricoltura, alla salute, all’ambiente, l’impatto è diffuso: a lanciare l’allarme è il “Conto alla rovescia su salute e cambiamento climatico”, un corposo report pubblicato sul “The Lancet”, secondo il quale il mutamento del clima è da considerare oggi un “problema di sanità pubblica” perché colpisce la salute di milioni di persone nel mondo (www.thelancet.com). Il rapporto è il primo frutto della collaborazione di 26 istituti tra atenei e organismi internazionali come l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), la Banca mondiale, l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo).
Lancet indica la denutrizione come l’impatto maggiore dei cambiamenti climatici nel ventunesimo secolo per via degli effetti sull’agricoltura: c’è un calo del 6% nelle rese globali di grano e del 10% per il riso per ogni aumento di un grado centigrado della temperatura globale. Le temperature crescenti stanno influenzando anche la produttività in ambito rurale: a partire dal 2000 è stato registrato un calo medio del 5,3%. Ma gli indicatori per monitorare gli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute globale presi in considerazione dai ricercatori sono 40 e verranno pubblicati in un bilancio annuale. Tra gli effetti tangibili, già documentati, quello delle ondate di calore: tra il 2000 ed il 2016 il numero di persone vulnerabili esposte, cioè con più di 65 anni, è aumentato di circa 125 milioni, con la quota record di 175 milioni raggiunta nel 2015.
Non solo. Il riscaldamento globale sta spingendo anche la diffusione di pericolose malattie come la febbre Dengue aumentando la capacità di trasmissione delle zanzare vettori. Anche le vittime di disastri naturali per eventi meteo estremi sono un effetto collaterale: dal 2000 al 2013 tali eventi sono aumentati nel mondo del 46%. Si contano altresì morti premature a causa dell’inquinamento atmosferico prodotto da combustibili fossili, compreso quello da uso domestico e dai trasporti: solo in 21 Paesi asiatici nel 2015 sono state oltre 800.000. Proprio ieri la Wmo ha evidenziato l’aumento record di anidride carbonica nell’aria. Quanto al futuro si stima che oltre un miliardo di persone dovrà migrare nei prossimi 90 anni a causa dell’innalzamento del livello del mare.
Una speranza c’è, sottolineano i ricercatori, ma serve “un’azione urgente per tagliare le emissioni di gas serra”. “Il cambiamento climatico sta già accadendo ed è una questione sanitaria per milioni di persone nel mondo. Le prospettive sono impegnative - afferma Anthony Costello, direttore Oms - ma abbiamo ancora l’occasione per trasformare un’emergenza sanitaria nel più significativo progresso per la salute pubblica di questo secolo”. Il futuro attualmente ha certamente tinte fosche, soprattutto considerando la rottamazione delle politiche sul clima di Obama da parte del nuovo presidente americano Donald Trump.
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