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“Chiediamo una legge a tutela della grappa, alla stregua di Cognac e Scotch Whisky, che imponga l’obbligo di indicare nome del distillatore e metodo produttivo in etichetta”. Da WineNews l’appello di Giannola Nonino, “Nostra Signora della grappa”

Non Solo Vino
GIannola Nonino, “la Nostra Signora della grappa”

“Chiediamo una legge, o un disciplinare, rigoroso, che ancora non esiste, a tutela della grappa, alla stregua del Cognac e dello Scotch Whisky”. A farsi carico della lotta, che ormai dura da trent’anni, per riempire quello che è un vero e proprio buco legislativo, è Giannola Nonino, decana della distillazione del Belpaese, che, non a caso, il grande giornalista e scrittore Gianni Brera chiamava “Nostra Signora della grappa”. Del resto, come racconta a WineNews, “sono oltre 30 anni che la Nonino porta avanti queste richieste, al Ministero dell’Industria (oggi dello Sviluppo Economico, ndr) e delle Politiche Agricole, ed ogni volta la decisione viene procrastinata. Quest’anno, che sembrava davvero che ci fossimo, sono subentrate le pressioni delle solite lobby che non vogliono la trasparenza in etichetta, e la legge è saltata di nuovo”.
Le richieste, nello specifico, sono tanto semplici quanto fondamentali per portare chiarezza in un intero settore: “quello che chiediamo noi distillatori - riprende Giannola Nonino - è la trasparenza in etichetta per dare la possibilità al consumatore di sapere cosa beve, chi lo ha prodotto e con che metodo. Adesso la legge dice che è sufficiente indicare il nome di chi fa l’ultima operazione, vale a dire l’imbottigliatore, e non quello del distillatore. Chiediamo che ci sia l’obbligo, e non la possibilità, di indicare in etichetta il nome del distillatore se diverso da quello dell’imbottigliatore. Oltre a questo - continua la distillatrice friulana - dovrebbe essere indicato il metodo di distillazione, se con alambicco metodo discontinuo, o con apparecchio di distillazione continuo - industriale”.
Richieste, insomma, che servono prima di tutto al consumatore, che oggi come oggi “non si rende conto che la grappa che compra è spesso la stessa imbottigliata con marchi diversi,
pur con prezzi assai differenti, senza dargli però la possibilità di una scelta consapevole, legata in primis al distillatore. Una cosa impossibile, ad esempio, nel Cognac, dove la legge ti obbliga a distillare un determinato prodotto, coltivato in una Regione ben precisa, con alambicco discontinuo, entro la fine di marzo, e conservato due anni in barrique, altrimenti non si può chiamare Cognac. Anche lo Scotch Whisky - continua Giannola Nonino - impone l’utilizzo, nella distillazione dell’orzo, dell’alambicco discontinuo, ossia cotta per cotta, ogni distillazione è una storia a sé. Anche qui, l’invecchiamento obbligatorio, è di due anni, in una struttura simile alle nostre cantine, sotto controllo e sigillo dell’Agenzia delle Dogane, che ne garantiscono l’invecchiamento”.
A proposito di invecchiamento, è proprio dalla moda della “grappa barricata” che nasce una delle controversie che più fanno inalberare Gianola Nonino. “Affinché la grappa possa definirsi barricata, deve essere invecchiata almeno 12 mesi in barriques e piccole botti di legno sotto vigilanza dell’Agenzia delle Dogane, così come deciso da una legge del 1951, nata allora per chi invecchiava il Brandy, anche se è un procedimento che comporta un calo del prodotto del 4-5% all’anno. Cali che, fino agli anni Novanta, dalla stessa Agenzia venivano riconosciuti sino ad un massimo del 3%, oltre il quale si doveva pagare l’accisa, pur non avendo il prodotto. Una norma - continua la Nonino - che abbiamo contribuito fortemente a far cambiare: utilizzando il legno di ciliegio, infatti, il calo è ancora più consistente, e avremmo dovuto pagare centinaia di milioni di lire per cali avuti in cantina. Abbiamo fatto ricorso, vincendo in Cassazione e dimostrando le nostre ragioni ai funzionari di Roma, invitandoli a controllare, mese per mese, l’andamento nelle nostre cantine. Nel giro di un anno e mezzo - conclude “Nostra Signora della grappa” - è nata la legge Nonino, del 2000, perché l’abbiamo voluta noi, che permette cali fino al 6% senza dover pagare l’accisa sul prodotto mancante. Nel 2008 è uscita, quindi, un’altra legge europea, seguita da una legge del 2011 ed infine quella del 2016 firmata dal Ministro Martina, per regolare definitivamente l’utilizzo del termine “barricata”, “invecchiata” o “riserva”, onde evitare la messa in vendita di grappe spacciate per barricate, che invece erano grappe fresche con l’aggiunta del caramello: una vera e propria truffa ai danni del consumatore. In tutto questo, siamo l’unico Paese che ha avuto bisogno di una legge ministeriale per farne rispettare altre 6 vigenti ...”.

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