2,7 miliardi di euro all’anno: è il conto salato sulle vendite dirette della contraffazione, che, ogni anno, è pagato dal settore del wine & spirits nell’Unione Europea. Una perdita del 6,9% del “fatturato legale”, che sale a 6,3 miliardi di dollari nell’indotto. Che vuol dire 7.100 posti di lavoro potenziale in meno direttamente impiegati nel settore, e 41.000 totali nell’indotto. A cui va aggiunta la perdita di 2,2 miliardi di entrate fiscali per gli Stati Membri. Sono i numeri snocciolati dall’ultimo report dell’Euipo, l’ufficio europeo che si occupa della tutela dei marchi e della proprietà intellettuale che stima, nel complesso di 12 settori analizzati (dall’abbigliamento alla cosmesi, dal farmaceutico ai giochi), il costo della contraffazione in 59 miliardi di euro all’anno solo di vendite dirette. E a questi numeri, sottolinea l’analisi dell’Euipo, va aggiunto anche un altro costo non meno importante, ovvero quello della violazione della proprietà intellettuale su vini, liquori, prodotti agricoli e alimentari ad Indicazione Geografica, per i quali i consumatori, come emerge da molti studi, sono disposti a pagare di più, aspetto che aumenta il danno potenziale sia per gli stessi consumatori, che per i produttori. Un costo difficile da stimare, ma che uno studio Euipo del 2016 calcolava approssimativamente in 2,3 miliardi di dollari, il 4,8% del totale delle vendite di prodotti ad Indicazione Geografica. E sebbene, come riportano le cronache, gran parte del giro d’affari della contraffazione di prodotti europei avvenga extra Ue, molti sono i casi “domestici”, messi in piedi da vere e proprie organizzazioni criminali, sottolinea il report, come quelle che, dal Belgio alla Repubblica Ceca, dalla Spagna all’Italia, dalla Polonia al Portogallo, fino al Regno Unito, sono coinvolte, per esempio, nel reimbottigliare vini economici e di scarsa qualità in bottiglie di vini che sul mercato sono ben più costosi. Una questione sempre più delicata, spinosa e costosa da affrontare, anche per il settore del cibo in generale, che è uno dei 10 più a rischio contraffazione, secondo l’Euipo, con i rischi connessi non solo al pagare cifre importanti per prodotti illegali e di minor qualità di quelli originali, ma anche legati ai potenziali danni per la salute.
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