L’epicentro dell’economia e della politica mondiale si sposta ineluttabilmente verso Oriente, tanto che nel 2050 le prime due economie saranno quelle di Cina ed India, destinate a surclassare gli Stati Uniti. Non sorprende, allora, che l’Europa, ed in particolar modo l’Italia, guardi proprio a Pechino per continuare a crescere, rafforzando una rotta commerciale già importante, ma ancora tutta da sviluppare, specie sulla direttrice Roma-Pechino. La bilancia degli scambi commerciali tra Italia e Cina, infatti, parla per il 2017 di 13,5 miliardi di euro esportazioni e 28 miliardi di importazioni, con il comparto dell’agroalimentare che segna uno squilibrio decisamente inferiore: la Cina ha importato prodotti agroalimentari made in Italy per un valore totale, nel 2018, di 439 milioni di euro, triplicato negli ultimi 10 anni (anche grazie al vino, arrivato nel 2018 a 148 milioni di euro), mentre le importazioni del settore da parte del Belpaese sono state pari a 594 milioni di euro (con i prodotti alimentari e quelli della pesca e dell’agricoltura che valgono 571 milioni di euro).
È in questo contesto che il Belpaese si prepara a stringere un accordo su cui in realtà si lavora sin dal 2017, quando l’allora premier Paolo Gentiloni fu tra i protagonisti del forum “One Belt one Road” che gettò le basi al piano di investimenti plurimiliardario di Pechino per la nuova “Via della Seta”, il maxi progetto di collegamento infrastrutturale, marittimo e terrestri, tra Asia e Europa, che poco piace agli Stati Uniti, ma che molto può portare, in termini di possibilità, al Vecchio Continente, con l’Italia che si candida ad hub del Mediterraneo, forte di porti strategici come quelli di Genova e Trieste. In questo senso, il memorandum che l’attuale premier Giuseppe Conte firmerà nelle prossime settimane con il presidente cinese Xi Jinping sarà fondamentale per mettere dei paletti alla Cina, tenendo sempre ben chiaro che Pechino è il primo esportatore al mondo, forte di una bilancia commerciale in attivo di ben 1.000 miliardi di dollari: bisognerà invertire questa tendenza per ribaltare, o quantomeno riequilibrare, la situazione, dando un senso ad una rotta commerciale comunque fondamentale per gli equilibri futuri dell’economia mondiale.
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