Fornelli, almeno per il momento, spenti e telecamere accese: ad Identità Golose n. 15, la conferenza di cucina che va in scena tutti gli anni a Milano, e diventato punto di riferimento del mondo gastronomico, così si ripercorrono le tappe della cucina in tv, veicolo con cui si è costruita la memoria collettiva del cibo, in un viaggio raccontato direttamente dai protagonisti, che ha radici ben più lontane di quanto si pensa. La televisione è stata prima collante linguistico e culturale, ed ora lo è nell’unificazione e nella scoperta di un mondo enogastronomico infinito. Questo il percorso di Identità tv - 60 anni di alta qualità a tavola, sezione che ha inaugurato Identità Golose 2019 dedicata al Costruire Nuove Memorie, introdotta dal suo fondatore Paolo Marchi e moderata dal conduttore di LineaVerde, Federico Quaranta.
Ribadito più volte, l’invasione dell’alta cucina, quella delle stelle Michelin e dei locali blasonati, è stata opera di MasterChef, il reality cooking-show che ha dato vita ad un intero modo di fare cucina e tv. A raccontarlo, il giudice bistellato Antonino Cannavacciuolo, che certamente non è solo sul palco: con lui altri protagonisti della televisione culinaria, protagonisti di programmi ben antecedenti a MasterChef. Quella tra la televisione e l’enogastronomia, infatti, non è una storia recente. Ben prima dell’invasione degli chef e dell’occupazione dei palinsesti dei programmi di cucina, a fare educazione fu Mario Soldati. “Spesso mi chiedono cosa ne penso dei cuochi in tv. E il mio pensiero - racconta Paolo Marchi - non va istantaneamente all’oggi, ma al passato, a quel 1957 in cui con le dodici puntate diViaggio lungo la valle del Po Mario Soldati raccontava per la prima volta il cibo sul piccolo schermo. E poi al 1999 quando sono iniziate le trasmissioni Gambero Rosso con Nadia Santini e Gualtiero Marchesi perché gli stellati in televisione c’erano già”. Eredità ricca, raccolta da programmi ancora di successo, come Linea Verde, storico programma di Rai 3 oggi condotto da Federico Quaranta, che ospita sul palco Giuseppe Bosin e Federico Fazzuoli, rispettivamente autore del programma e creatore di Linea Verde. “Il mio intento era fare percepire Linea Verde - spiega proprio Fazzuoli - come un programma per tutti e non solo per gli agricoltori cui si rivolgevano le trasmissioni di cui prendeva il posto. La prima cosa che feci fu togliere la parola agricoltura dal titolo (che è stato “La Tv degli agricoltori” prima, poi “A come Agricoltura” e “Agricoltura domani”, ndr). Poi chiamai Caterine Spaak e Gigliola Cinquetti che facevano gli ultimi 10 minuti per attirare il pubblico e misi anche le previsioni del tempo con molta fatica perché l’Aeronautica non era d’accordo. Oggi - continua il creatore di un programma che detiene ancora il 20% di share - il racconto dell’agricoltura è cambiato, ma l’impostazione dovrebbe essere la stessa perché le materie prime sono importanti e conoscerle potrebbe aiutare la gente ad ammalarsi di meno”. O anche La Prova del Cuoco, condotta per 18 anni da Antonella Clerici, che, dal palco di Identità Golose, a fianco dello chef tristellato Davide Oldani, racconta il suo viaggio della cucina in tv. E spiega che la forza del suo programma è sempre stata la semplicità: “Era un programma in cui all’inizio non credeva nessuno. E invece il successo è arrivato, perché non ho mai fatto una trasmissione per l’establishment, i miei piatti erano accessibili a tutti”. Segreto di successo condiviso anche dallo chef, adesso in radio con Luigi Pardo in Mangia come parli: “Credo che la radio sia un modo per raccontare la cucina in maniera semplice”.
Poi, nel 2011 in Italia è arrivato MasterChef, e niente è più stato come prima: dal primo episodio andato in onda nel Regno Unito nel 1990 ad oggi, ha costruito una platea di 300 milioni di spettatori in 200 Paesi del mondo. “All’inizio ero scettico nei riguardi della televisione - racconta Antonino Cannavacciuolo, giudice dalla quinta edizione - pensavo che fare tv avrebbe tolto qualcosa alla ristorazione. Invece il successo sta aiutando il mio sogno: sono riuscito a creare due bistrot, creare nuovi posti di lavoro e aiutare qualcuno a realizzare i propri sempre nell’ambito della gastronomia”. Da MasterChef in poi, si sono aperte molte frontiere diverse della cultura gastronomica in tv: intanto, oltre alla cucina, è arrivata nelle case di migliaia di spettatori anche l’arte della pasticceria. Tra i programmi più di successo a tema dolci c’è Bake Off, che vede tra i giudici della versione italiana Clelia D’Onofrio, giornalista e scrittrice (ed è stata curatrice de Il cucchiaio d’argento) e il pasticcere Ernst Knam. Il format è esattamente quello di MasterChef: concorrenti più o meno amatoriali, e una giuria di esperti a decretare i migliori. “Negli anni - dice sorridendo Clelia D’Onofrio - abbiamo insegnato la pazienza e l’utilizzo di un linguaggio educato. Bake Off è un programma per famiglie, amato dai bambini agli ultranovantenni”.
Come ogni altro settore, anche quello della cucina è stato travolto dalla rivoluzione tecnologica, fatta soprattutto di social network e Netflix, la piattaforma/rivelazione di streaming, che in pochi anni ha conquistato la vetta in termini di utenti e fatturato. Proprio di Netflix ha parlato a Identità Golose Corrado Assenza, perché grazie all’episodio di The Chef’s Table Pastry dedicato allo storico locale di Noto Caffè Sicilia, candidato agli Emmy, la sua vita è cambiata per sempre. L’inserimento nel catalogo di Netflix della puntata girata in Sicilia ha rivoluzionato la clientela del locale di Corrado Assenza, pasticciere la cui scuola di pensiero è ispirata alla naturalità: a Noto, dopo The Chef’s Table sono arrivati da ogni parte del mondo. Ma anche l’aspetto dei social non è da sottovalutare: lo sottolinea Isabella Potì, head chef dello stellato Bros a Lecce, inserita nella prestigiosa classifica Forbes 30 Under 30 nel 2017 e vincitrice del premio Donna dell’Anno proprio di Identità Golose, che sottolinea come “Noi raccontiamo la nostra quotidianità sui social, comunichiamo la nostra professione che è quello che chi ci segue vuole vedere perché è interessato all’identità di Bros . La nostra comunità, che è fatta dai nostri clienti, vuole essere partecipe”.
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