L’allarme dazi sul commercio del vino tra Usa e Ue, rinforzato dalle dichiarazioni di Trump dei giorni scorsi, agita i pensieri dei produttori delle due sponde dell’atlantico. Preoccupazioni messe per scritto, già nei giorni scorsi, dalle denominazioni di origine tra le più importanti d’America e d’Europa, e non solo, riunite nella Wine Origins Alliance, organizzazione nata per valorizzare l’importanza dell’origine territoriale per i vini di qualità del mondo, che mette insieme 25 denominazioni del vino da 10 Paesi, che rappresentano 80.000 cantine e viticoltori, 900.000 posti di lavoro e 7,1 miliardi di export (oltre al Chianti Classico, unica denominazione italiana, ne fanno parte, Barossa Bordeaux, Borgogna, British Columbia, Champagne, Jerez-Xérès-Sherry, Long Island, McLaren Vale, Missouri, Napa Valley, Oregon, Paso Robles, Porto, Rioja, Santa Barbara County, Sonoma County, Texas, Tokaj, Victoria, Walla Walla Valley, Washington State, Western Australia, Willamette Valley e Yamanashi). Con i membri europei che hanno scritto al Commissario Ue al Commercio Cecilia Malmström, e quelli americani al Rappresentate Usa al Commercio, l’Ambasciatore Robert Lighthizer, chiedendo loro il massimo impegno non solo per evitare che i dazi sul commercio enoico tra le due aree più importanti del mondo per il consumo e la produzione di vino si alzino, ma addirittura per ridurli o eliminarli.
“Il vino è un prodotto sostenibile, che promuove il benessere economico, sociale e ambientale per le persone e per il Pianeta, ora ed in futuro. Il vino promuove la pace e la prosperità, dato il suo ruolo storico nell’unire le Nazioni, in momenti di commemorazioni e o di nuovi accordi”, scrivono i membri di Wine Origins. Una lettera inviata a fine maggio, in cui si chiede esplicitamente alle parti di lavorare affinchè i Governi di Stati Uniti ed Unione non coinvolgano il vino nella battaglia fatta di dazi e contro dazi, inizialmente nata nell’affair che coinvolge Airbus e Boing.
“Promuovere le esportazioni di vino rimuovendo le barriere tariffarie è una questione critica per guidare la crescita del settore e creare nuovi posti di lavoro”.
Un appello che diventa tanto più attuale, dopo le dichiarazioni di Trump dei giorni scorsi, rivolte in particolare alla possibile introduzione di dazi sui vini Francesi che vengono esportati in Usa che, ovviamente, riguarderebbero tutti quelli dell’Unione Europea.
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