Metti una fiction dove due personaggi mostrano scarso apprezzamento per una tipologia di prodotto, parlandone in termini dispregiativi, un’associazione di produttori di quel prodotto che fa causa per danno di immagine a chi produce e manda in onda la fiction stessa, e la vince, creando un precedente di non poco conto. Non è la trama di un ipotetico processo di inizio estate, ma la storia vera che ha visto Unionbirrai vincere la causa intentata contro la Rai, con il Giudice di Pace che ha condannato la Tv di Stato a risarcire l’Associazione dei piccoli birrifici indipendenti per danno all’immagine e alla reputazione per un ammontare di 3.000 euro più le spese processuali.
L’azione legale, portata avanti dall’avvocato Gaetana Russo, è partita a seguito di una puntata della fiction “Tutto può succedere” andata in onda su Rai1 il 1 giugno 2017. Due attori, nel corso di un dialogo, avevano pesantemente denigrato una birra artigianale che stavano bevendo, utilizzando termini come “schifo”, “queste birre non valgono quello che costano”, spingendosi fino al paragone con le birre industriali: “prima aveva tutte birre normali, quelle che si trovano, poi si è buttato sulle birre artigianali, vatti a fidare”.
“Il Giudice ha riconosciuto che la conversazione andata in onda era diffamatoria dell’onore e della reputazione di Unionbirrai e della birra artigianale in generale - commenta Vittorio Ferraris, direttore dell’Associazione - non è la prima volta che ci arrivano attacchi di questo genere, ma questa sentenza costituisce per noi un precedente significativo, molto più importante del risarcimento, che è assolutamente simbolico”. La somma del risarcimento verrà interamente utilizzata dall’Associazione per la promozione della cultura della birra artigianale in Italia.
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