Primo mercato del vino per importazioni, almeno in volumi, è anche il più recalcitrante a spendere qualcosa in più, restando tra i meno remunerativi, seppur imprescindibile, tra gli sbocchi dell’export enoico, specie italiano, la Germania ha chiuso il primo trimestre del 2019 (in attesa dei dati di metà anno, ndr) con l’imbottigliato che tocca i 358 milioni di euro (+8,5%), gli sparkling i 68 milioni di euro (-6,4%) e lo sfuso i 123 milioni di euro (-14,3%), mentre l’Italia, nei primi quattro mesi dell’anno (dati Istat), ha spedito nel periodo esaminato 333 milioni di euro di vino, in crescita del 5,9% sullo stesso periodo del 2018, per volumi pari a 174,5 milioni di chilogrammi, in crescita del +13,63%. Mercato strategico (e vicino) dunque, per l’Italia del vino, che ha una market share del 35% in valore e del 36% in volume, ma non semplice, e dove la questione del prezzo bassissimo è tutt’altro che risolta, visto che il prezzo medio del vino importato in Germania è appena di 1,65 euro al litro, nella media, e addirittura di 1,59 euro per l’Italia.
Insomma, uno dei mercati più grandi al mondo, ma anche uno dei più maturi ed attrattivi, al centro del “Wine Shopper Report - Germany” di Wine Intelligence, che ha analizzato abitudini di consumo e canali di vendita dei wine lover tedeschi. Prima di tutto, supermercati e discount: non è un caso che Lidl e Aldi siano leader in tutta Europa, ed è proprio dagli scaffali della Gdo che passa la maggior parte degli acquisti enoici, con i supermercati in crescita costante dal 2007, proprio come l’online, a fronte di un calo verticale delle vecchie vendite per corrispondenza, che tanto di moda, anche in Italia, andavano negli anni Novanta. La chiave del successo, in un mercato estremamente competitivo, diventa importante avere una profonda conoscenza del posizionamento dei diversi retailer, performance delle diverse tipologie di vino ed abitudini di consumo: tutto ciò su cui si concentra il report, che descrive, analizza e segmenta i diversi profili dei wine lover tedeschi, sottolineandone le differenze in termini socio demografici, per frequenza di consumo, attitudine al vino, modalità di acquisto, brand più comprati e cosa bevono in generale.
In testa, negli acquisti off-trade, ci sono così le due insegne leader dei supermercati tedeschi, Rewe ed Edeka, in aperta competizione per il primato delle vendite enoiche sul canale fuori casa: è qui che viene acquistata una bottiglia su tre, ma dietro spingono i due giganti del discount, Aldi e Lidl. Quando si parla di fedeltà del cliente, in questo caso del wine lover, però, non è tra gli scaffali della Gdo che si registrano i risultati migliori. In termini di Net Promoter Score (strumento di gestione che valuta la soddisfazione del cliente correlata alla crescita dei ricavi, ndr), in testa ci sono infatti due insegne specializzate nella vendita di vino ed alcolici, Jacques’ Weindepot e Hawesko, seguite dai giganti del cash & carry Globus e Metro, mentre da questo punto di vista i grandi discount scivolano in fondo alla classifica. All’orizzonte, infine, si staglia un nuovo tipo di consumatore, ovviamente giovane, decisamente multi-channel, che ama acquistare online ma non disdegna modi e luoghi diversi dal web.
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