La minaccia di possibili nuovi dazi introdotti dagli Usa, in una misura variabile tra il 25% ed il 100%, che potrebbero entrare in vigore nel 2020, dopo la consultazione lanciata dallo United States Trade Representative che si chiuderà il 13 gennaio, tiene in fibrillazione i produttori d’Italia e d’Europa, parzialmente già colpiti dalla prima ondata di dazi in vigore da ottobre (che colpiscono, in misura del 25%, i vini fermi sotto i 14 gradi di alcol di Francia, Germania e Spagna, con il Belpaese, fino ad ora, salvo). La notizia, riportata da WineNews ormai da qualche giorno, è salita subito in testa alle principali preoccupazioni di tanti produttori italiani, ed in poche ore ha conquistato le aperture di tutte le testate internazionali del vino. Perchè la portata di dazi decisamente importanti, che potrebbero colpire tutte le tipologie di vino, in quello che, per il Belpaese e non solo, è il mercato più importante del mondo, non consente cali di tensione. Anche, o soprattutto, dopo la vittoria dei Conservatori di Boris Johnson in Uk, con la Brexit in arrivo, quindi, a gennaio, che già potrebbe complicare le cose in un altro mercato fondamentale, e con Trump che, peraltro, ha brindato al risultato britannico, aprendo alla possibilità di un forte accordo commerciale con il Regno Unito. Tutto questo mentre dalla Cina è arrivata la notizia della sospensione dei dazi che sarebbero entrati in vigore in queste ore sulle merci Usa, con gli stati Uniti che hanno a loro volta sospeso le tariffe al 15% su quasi 160 miliardi di dollari. Forse un segnale di distensione che, si spera, potrebbe estendersi anche alla questione Usa-Ue, legata ufficialmente alla disputa Airbus-Boeing. Ma, secondo altre letture, potrebbe anche configurarsi un triangolo tra Usa, Cina e Gran Bretagna da cui l’Ue potrebbe uscire fortemente penalizzata, con il settore agroalimentare, vino in testa, ma non solo, che si troverebbe a giocare una partita guidata da ben altre forze in campo. Una partita in cui, per le cantine europee, si giocano cifre importati: dei 22,7 miliardi di euro di vino esportati dai Paesi produttori europei nel 2018, gli Stati Uniti sono stati il principale acquirente, e hanno pesato per 3,8 miliardi di euro, il 33% di tutto l’export enoico nei Paesi extra Ue, secondo recenti dati di Eurostat. Perdere quote di mercato e margini nel mercato americano a causa di possibili dazi, dunque, avrebbe evidentemente conseguenze pesantissime per tutto il comparto vitivinicolo europeo ed italiano. Un’ipotesi che, ad oggi, è tutt’altro che impossibile dal trasformarsi in realtà.
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