02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
NATALE E CAPODANNO

Coldiretti: le feste in tavola valgono 5 miliardi di euro nel 2019, +11% sul 2018

Panettone batte pandoro, ma è boom di dolci tipici locali a km 0. L’85% degli italiani celebrerà il pranzo di Natale tra le mura di casa

Natale si avvicina, e gli italiani si organizzano per la tavola: l’85% celebrerà il pranzo natalizio tra le mura di casa, con una spesa che toccherà i 5 miliardi di euro tra Natale e Capodanno, con una crescita significativa, del +11%, sul 2018. Sul dolce, immancabile il panettone (79%) che batte di misura il pandoro (72%), ma in quasi la metà delle famiglie italiane (48%) c’è chi prepara in casa i dolci della tradizione locale del Natale. Nel periodo delle feste, però, il 66% degli italiani mangia almeno una volta al ristorante, e su questo fronte, però, è allarme sui piatti taroccati, con tanti menu acchiappaturisti che promettono un’autenticità ed un legame con la tradizione che poi, nel piatto, non c’è. Ecco gli atout dell’analisi Coldiretti/Ixè “Il Natale nel piatto”, di scena, oggi, a Roma.

“Se nel menu della vigilia molto gettonato è il pesce, a Natale prevale la carne e vincono bolliti, arrosti e fritti, dall’agnello al tacchino - sottolinea Coldiretti - ma anche minestre, zuppe, paste ripiene, cappelletti in brodo e pizze rustiche. Rilevante è anche l’impegno ai fornelli con una media di 3,8 ore per cucinare le pietanze da servire. In particolare la maggioranza del 36% resterà in cucina meno di tre ore, il 16% da tre a cinque ore e il 18% oltre cinque ore tra coloro che rispondono”.

Un ritorno in cucina, spiega l’organizzazione agricola, accompagnato anche dalla tendenza verso una scelta attenta degli ingredienti, con una predisposizione elevata alla ricerca di materie prime fresche e genuine. Lo dimostra il fatto che quasi un italiano su tre (30%) ha scelto quest’anno di regalare per le festività vini, spumanti o prodotti alimentari tipici da mettere sotto l’albero ed imbandire le tavole delle feste dove sempre più spesso si parla di cibo e ricette. Molto diffuso l’omaggio dei cesti enogastronomici, accanto all’immancabile panettone.

“Si sta affermando la ricerca minuziosa di, formaggi, salumi, conserve del contadino, paste di grani italiani antichi, carne delle razze nazionali storiche, dalla chianina alla piemontese, e vini autoctoni - sottolinea Coldiretti . dietro ai quali si nasconde una storia da raccontare sulla tavole della festa dove sempre più spesso si parla di origine della materia prima, di stagionatura, invecchiamento o recupero di varietà a rischio di estinzione da valorizzare in cucina”.

Per la ricerca del regalo - continua la Coldiretti - c’è la tendenza dunque a scovare la curiosità e il miglior rapporto prezzo/qualità nei diversi luoghi di acquisto senza preclusioni, dalla grande distribuzione ai piccoli negozi, da internet fino ai mercatini. Sette italiani su dieci (70%) frequentano quest’anno i tradizionali mercatini di Natale che si moltiplicano nelle piazze italiane durante le feste e tra questi ben la metà (50%) vi acquista proprio prodotti enogastronomici per conciliare il relax con la possibilità di fare acquisti di curiosità e novità ad originalità garantita.
“Dalle scelte di acquisto di questi giorni dipende il futuro di centinaia di migliaia di aziende italiane con un impatto rilevante sul lavoro e sull’economia Made in Italy ma anche la difesa del patrimonio di biodiversità, dell’ambiente e il contrasto alla crisi climatica” afferma il presidente Coldiretti Ettore Prandini, nell’invitare ad acquistare italiano e a riscoprire i prodotti della tradizione del Natale in un Paese come l’Italia che è leader nella qualità e nella sicurezza alimentare. “L’agricoltura italiana - conclude Prandini - è la più green d’Europa con 299 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5125 prodotti tradizionali, la leadership nel biologico con 72.000 operatori del biologico, il primato della sicurezza alimentare mondiale con il maggior numero di prodotti regolari per la presenza di residui chimici”.

E, se a fine anno, come detto, in grandi protagonisti del dolce sono panettone e pandoro, non si dimenticano i dolci tipici e casalinghi di ogni zona d’Italia. “Da Nord a sud del Bel Paese - sottolinea la Coldiretti - le specialità sono moltissime e tutte fortemente legate al territorio. In Basilicata non possono mancare i calzoncelli di pasta fritta con ripieno di mandorle e zucchero oppure castagne e cioccolato, in Calabria si consuma la pitta “mpigliata” con la sua caratteristica forma a rosellina (o rosetta). In Campania è il tempo di roccocò e susamielli, mentre in Puglia troviamo le cartellate baresi, nastri di una sottile sfoglia di pasta, unita e avvolta su sé stessa sino a formare una sorta di “rosa” impregnata di vincotto tiepido o di miele, e poi ricoperte di cannella, zucchero a velo oppure mandorle. Al nord - continua la Coldiretti - in Friuli torna la gubana, una pasta dolce lievitata, con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone, dalla caratteristica forma a chiocciola, in Emilia Romagna la spongata ripiena di miele, uva passa, noci, pinoli, cedro, in Liguria del pandolce (impasto di farina, uvetta, zucca candita a pezzetti essenza di fiori d’arancio, pinoli, pistacchi, semi di finocchio, latte e marsala ) e in Lombardia, dove troviamo il Panun de Natal, un dolce ricco di frutta secca e molto profumato fatto con il grano saraceno e che può avere la forma di un filoncino leggermente appiattito o più raramente di una pagnotta rotonda, rigonfia al centro. Non mancano specialità, infine, nelle isole come in Sicilia con i buccellati di Enna (dolci tipici ripieni di fichi secchi). Ma ogni regione - precisa la Coldiretti - offre le sue specialità come in Valle d’Aosta il Flantze, in Piemonte il Crumbot, in Veneto la Pinza, in Trentino lo Zelten, in Toscana il Panforte, nelle Marche il Frustingo, in Umbria il Pampepato, ne Lazio il Pangiallo, in Abruzzo il Parrozzo, in Molise il Cippillati di Trivento e in Sardegna il Pabassinas”.

Ma le festività, tra voglia di festeggiare e cene e pranzi di auguri, sono un momento fondamentale anche per la ristorazione, con più di 6 italiani su 10 (il 63%) che “colgono l’occasione per mangiare fuori casa soprattutto alla ricerca dei piatti tipici della tradizione locale, nella propria città o in vacanza in Italia e all’estero”.
Ed il rischio “tarocco” è dietro l’angolo, e riguarda soprattutto l’estero ma anche le località nazionali più turistiche “dove è bene tenersi alla larga dai ristoranti che offrono ricette stravolte come la cotoletta alla milanese preparata con carne di pollo o maiale, fritta nell’olio di semi al posto della carne di vitello fritta nel burro, e fuggire rapidamente di fronte ad una locanda che offre spaghetti alla carbonara con prosciutto cotto al posto del guanciale e formaggio grattugiato al posto del pecorino romano”, sottolinea l’organizzazione agricola. “Tra i piatti più traditi ci sono la tipica caprese servita con formaggio industriale al posto della mozzarella di bufala o del fiordilatte ma non mancano i casi di pasta al pesto proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli e con il formaggio comune che sostituisce l’immancabile parmigiano reggiano e il pecorino romano. Un inganno che colpisce anche la tradizione siciliana con la pasta alla norma preparata spesso con semplice formaggio grattugiato al posto della ricotta salata. Ma tra i falsi culinari più spacciati figurano anche il tiramisù con la panna al posto del mascarpone e gli spaghetti alla bolognese, una invenzione per stranieri completamente sconosciuta nella città emiliana. Un pericolo che riguarda l’Italia ma soprattutto l’estero: proprio nei ristoranti italiani sono serviti ingredienti made in Italy taroccati in più di due piatti su tre, ed ad essere portate in tavola sono le più bizzarre versioni delle ricette tradizionali per non parlare poi della pizza che viene offerta nelle versioni più inimmaginabili, da quella hawaiana con l’ananas a quella di pollo”.
Proprio per identificare i veri ristoranti italiani e proteggerli dai fake e dall’utilizzo di prodotti tricolori tarocchi arriva la prima carta d’identità ideata da Coldiretti e Asacert, azienda di certificazione e ispezione con esperienza pluriennale e accreditamenti internazionali. Grazie a un apposito protocollo basato sulla rispondenza dei fornitori, dei menù e della carta dei vini, sarà infatti possibile identificare i ristoranti che sono davvero italiani e non solo di nome e di “facciata”, ovvero sul piano delle materie prime, dello staff e soprattutto della tradizione culinaria e della proposta enogastronomica. La certificazione “ITA 0039 - 100% ItalianTaste” è nata, infatti, dalla necessità di difendere, promuovere e valorizzare il patrimonio agroalimentare italiano, non solo a livello di prodotto ma anche sul piano della distribuzione enogastronomica.
“La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di prodotti alimentari taroccati all’estero che valgono 100 miliardi di euro e causano un danno economico e di immagine alle esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori originali”, ha concluso il presidente Coldiretti Ettore Prandini.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli