Se in Francia mettete la web tax sui servizi digitali (che colpirebbe soprattutto i grandi colossi americani, da Google ad Amazon), in Usa, per ritorsione, vi tassiamo ulteriormente lo Champagne, ha detto, in sintesi, Trump. Ok, allora troviamo un accordo a cui lavorare insieme, ha più o meno risposto Macron. E così, almeno per ora, è stata sancita una tregua per evitare un'escalation di tass e e controtasse tra Francia e Usa. Sintesi estrema di una vicenda che le organizzazioni agricole del Belpaese vorrebbero veder replicate anche in Italia. Un tema spinoso, quello della web tax -che si aggiunge alla minaccia di nuovi dazi al 100% su tutti i vini e tanti altri prodotti - minato alla base dal fatto che l'Ue non riesce a trovare una strada comune sul tema, con i Paesi membri che procedono per conto suo, com l'Italia, ad oggi ferma sulla posizione di introdurre un tassa sui colossi del web. Cosa che, dopo il caso francese, non piace più ad organizzazioni come Coldiretti e Confagricoltura.
“Ci sono le condizioni per avviare un dialogo costruttivo ed evitare l’acuirsi di uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati”, ha detto il presidente Coldiretti Ettore Prandini, ricordando come i dazi al 25% come ritorsione per la disputa Airbus-Boeing introdotti da Trump, abbiano giù danneggiato in maniera importante l'export made in Italy, soprattutto di formaggi e liquori.
“Anche il settore agroalimentare potrebbe essere colpito dai dazi aggiuntivi allo studio negli Stati Uniti, come misura di ritorsione contro l’Italia per la tassazione delle grandi imprese digitali in vigore dall’inizio dell’anno. Tenendo conto dei colloqui in corso tra Francia e Stati Uniti, chiediamo al Parlamento e al governo di sospendere l’applicazione della tassazione sulle imprese digitali - ha dichiarato il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - rafforzando il sostegno dell’Italia alle iniziative della Commissione europea per raggiungere, entro la fine dell’anno, un’intesa globale tra i Paesi che aderiscono all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Un aspetto va sottolineato con forza. Gli eventuali dazi Usa per la tassa sulle imprese digitali si aggiungerebbero a quelli già in vigore nell’ambito del contenzioni sugli aiuti pubblici al gruppo Airbus, di cui l’Italia non fa parte. I nostri prodotti rischierebbero di finire fuori mercato, con gravi conseguenze di natura economica e sociale. E i mercati, una volta perduti, sono difficili da riconquistare”.
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