Il problema dei prezzi del cibo e dei prodotti agricoli è, purtroppo, una costante nel panorama dell’agricoltura italiana. Con tante filiere in cui la materia prima o un prodotto di prima trasformazioni riscontra un prezzo bassissimo riconosciuto all’agricoltore, a volte sotto il costo di produzione. Non fa eccezione quello che è divenuto uno dei prodotti simbolo dell’Italia in tavola e della dieta mediterranea, il pomodoro. Al punto che “quando si acquista una passata al supermercato si paga più per la bottiglia che per il pomodoro contenuto”. A dirlo la Coldiretti, nel Tavolo interistituzionale di contrasto al caporalato presieduto dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo, andato in scena ieri a Roma.
“In una bottiglia di passata di pomodoro da 0,7 litri in vendita mediamente a 1 euro quasi la metà del valore (45%) - scrive la Coldiretti - è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 20% sono i costi di produzione industriali (energia, manodopera, investimenti), il 20% è il costo della bottiglia con gli imballaggi, il 10% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 5% ai trasporti”.
“Esiste un evidente squilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera favorito anche da pratiche commerciali sleali che strangolano gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione. L’analisi dei costi di produzione di una bottiglia di pomodoro - evidenzia la Coldiretti - è particolarmente significativa rispetto a una preoccupante distorsione che caratterizza la catena del valore nelle produzioni agricole ed alimenta speculazioni. Occorre spezzare la catena dello sfruttamento che si alimenta dalle distorsioni lungo la filiera, dalla distribuzione all’industria fino alle campagne dove i prodotti agricoli, dal pomodoro alle arance, pagati sottocosto pochi centesimi al chilo spingono le imprese oneste a chiudere e a lasciare spazio all’illegalità”.
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