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RACCOLTA ED EMERGENZA

Tra lockdown e limitazioni, la vendemmia nel Sud del mondo al tempo del Coronavirus

In Nuova Zelanda raccolta alle battute finali, in Argentina scontro tra lavoratori e produttori, preoccupazione in Cile, Australia e Sudafrica serene
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La vendemmia in Argentina

Neanche il Sud - geografico - del mondo è riuscito a sfuggire alla pandemia di Covid-19. Seppur con numeri ancora molto meno preoccupanti di quelli registrati in Cina, Italia, Spagna e adesso anche Usa, Francia e tanti altri Paesi, anche sotto l’equatore scatta il lockdown. Che coinvolgerà, per forza di cose, anche i grandi produttori di vino come Cile, Argentina, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica, nel bel mezzo della vendemmia. Preoccupazione soprattutto in Nuova Zelanda, dove l’allarme è passato dal livello 3 al livello 4, il che significa che tutte le attività non essenziali cesseranno nell’arco delle prossime 48 ore, e la Primo Ministro Jacinta Arde ha chiesto ai cittadini verrà richiesto di stare a casa e non avere contatti sociali, per una durata di un mese. E il vino? Come riporta la New Zealand Winegrowers, l’associazione dei produttori neozelandesi, è considerato un asset economico essenziale - forte di un export che nel 2018 ha superato il miliardo di euro a valore, che fa del vino il non prodotto più esportato - per cui la vendemmia, che si prospetta pttima sia a valore che a volume, prendendo tutte le precauzioni del caso, verrà portata a termine.
Dall’altra parte del mondo, in Cile, la situazione è un po’ più complessa: la filiera del vino sta ancora aspettando che che il Ministero dell’Agricoltura dichiari l’essenzialità della raccolta delle uve, che non è ancora arrivata, ma che fortunatamente, grazie ad un’estate calda, è quasi alla fine, con il 75% delle uve in cantina. Per il Cile, quinto esportatore al mondo per volumi, del resto, i problemi potrebbero essere più tangibili che per altri: la vendemmia dà lavoro a più di 200.000 persone, ma il mercato interno è pressoché inesistente, e la contrazione del commercio internazionale porterà conseguenze imprevedibili. Al di là delle Ande, nella vicina Argentina, il lockdown è iniziato domenica, decretato dal Presidente Alberto Férnandez, che, sul modello italiano, ha salvaguardato l’attività lavorativa di 24 settori economici, compresa l’agricoltura, e quindi il vino. Il problema qui, è lo scontro, accesissimo, tra produttori e Federación de Obreros y Empleados Vitivinícolas y Afines, il sindacato dei lavoratori della viticoltura, che denuncia la totale assenza nelle aziende di tutto ciò che serve per rispettare i protocolli igienici voluti dal Governo. Infine, Australia e Sudafrica, dove le linee guida governative sono decisamente meno stringenti, ma anche più caotiche, e dove la vendemmia non è a rischio, ma le spedizioni vanno verso lo stop quasi totale, sempre sperando in una rapida riapertura della Cina.

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