Era già chiaro all’esplosione dei primi focolai in Cina: il cibo non veicola il contagio di Covid-19. Un concetto ripetuto, nelle scorse settimane, dalla comunità scientifica ed anche da tutte le associazioni della filiera agroalimentare italiana (di cui anche WineNews ha più volte documentato, ndr), che hanno dovuta affrontare prima la diffidenza ed in qualche caso persino il blocco delle importazioni da parte delle catene della Gdo straniera, e adesso ribadito dall’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Che, nelle parole di Marta Hugas, direttrice scientifica Efsa, al quotidiano “Il Sole 24 Ore”, ha spiegato ancora una volta che “non esistono prove scientifiche che il cibo sia fonte o veicolo di trasmissione del Coronavirus: la trasmissione avviene attraverso il tratto faringeo nasale e, allo stato attuale delle nostre conoscenza, non può avvenire attraverso il tratto digestivo. La Unione Europea beneficia già di regole chiare in materia di biosicurezza e di igiene industriale e queste regole garantiscono un alto livello di sicurezza alimentare per i consumatori”. Già nei giorni scorsi, del resto, l’Agenzia Ue, con sede a Parma, aveva ricordato che “le esperienze fatte con precedenti focolai epidemici riconducibili ai Coronavirus, come il Coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV) e il Coronavirus della sindrome respiratoria mediorientale (MERS-CoV), evidenziano che non si è verificata trasmissione tramite il consumo di cibi. Al momento non ci sono prove che il Coronavirus sia diverso in nessun modo”.
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