Il re dei formaggi italiani più forte della multinazionale americana: dopo una lunga querelle, il colosso americano delle zuppe Campbell’s (reso celebre dalla zuppa dipinta dal Andy Warhol), che produce un fatturato di 8 miliardi di dollari l’anno, ha comunicato di accettare le richieste del Consorzio del Parmigiano Reggiano di eliminare dalle etichette dei suoi prodotti qualsiasi riferimento al famoso formaggio Dop.
Sulla linea di sughi “Prego” della multinazionale, infatti, erano visibili foto di porzioni di formaggio, con i noti puntini che vengono impressi all’origine su ogni forma di Parmigiano Reggiano, e che costituiscono uno dei caratteri di riconoscimento dell’autenticità del formaggio. Inoltre, questi sughi riportano in etichetta, tra gli ingredienti, il “parmesan”, che nulla ha a che vedere con l’originale italiano. Per tutti questi motivi, il Consorzio ha chiesto alla Campbell’s di rimuovere le immagini, in quanto ingannevoli per i consumatori. E, nonostante si presentasse uno scontro alla “Davide e Golia”, alla fine l’industria conserviera d’Oltreoceano ha accettato la richiesta del Consorzio.
Una vittoria, quindi, ma che rappresenta solo un piccolo risultato in un mare esteso, quello dell’italian sounding, del falso made in Italy, che causa danni sia ai consumatori che agli stessi prodotti originali. E quella contro la Campbell’s non è la prima battaglia che il Consorzio affronta contro multinazionali dalle risorse economiche pressoché illimitate. Risale a qualche mese fa il ricorso depositato contro la Kraft Foods Group Brands LLC che sta tentando di ottenere la registrazione del “Kraft Parmesan Cheese” come marchio ufficiale in Nuova Zelanda, dove il Consorzio da oltre 20 anni ha registrato il marchio Parmigiano Reggiano. E ci sono altre cause contro Kraft in diversi paesi: Australia, Uruguay, Paraguay, Cile, Thailandia, Ecuador.
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