“Il vino è un fatto culturale” ci ha detto una volta Guccini. Come la musica, ed è per questo che hanno stretto un legame indissolubile da tempi immemorabili, come raccontano grandi maestri come Vince Tempera e Beppe Vessicchio. E lo stesso, il vino ha fatto con l’arte, e a dirlo sono due grandi critici italiani, come Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio, convinti, così come il filosofo Massimo Cacciari, che l’Italia che eccelle sia proprio quella che punta tutto sulla cultura, declinata anche nel vino, e che la rende unica al mondo. A testimoniarlo c’è anche, il rapporto, bellissimo, con lo sport, con il quale il vino tiene alta la bandiera italiana, e, a dirlo, è la massima autorità sportiva italiana, il presidente del Coni Giovanni Malagò, mentre a raccontarlo sono miti sportivi come Reinhold Messner e Alex Zanardi e manager ai massimi livelli come l’ad Ferrari Louis Camilleri e il Ct della Nazionale Roberto Mancini, con le parole di uno storyteller per eccellenza come Federico Buffa. Sono solo alcuni dei più autorevoli, importanti e celebri personaggi di mondi-simbolo dell’Italia, accomunati, tutti, o quasi, in questi tempi difficili, dal lockdown, e con i quali WineNews ha parlato del loro (e del nostro) rapporto il vino. Dialoghi che spaziano davvero su tutto, e che riproponiamo, come spunti di riflessione senza tempo, raccontando il vino a nostro modo, agli appassionati costretti a casa. Personaggi diversi, e di settori diversi ma tutti simbolo dei successi dell’Italia, molti accomunati da una così grande passione enoica da diventare produttori essi stessi, trasferendo idee e progetti anche nel vino e nei suoi territori, uno su tutti, Brunello Cucinelli. E su tutti, specie in questo momento, sono le parole di Don Ciotti a dare speranza e riscatto, ad un Paese che grazie alla sua cultura ce l’ha fatta più di una volta.
“Il vino è un fatto culturale, se si pensa alle famiglie contadine di una volta che lo paragonavano al pane, mettendo da parte per le feste”: tra le leggende che si porta dietro, parlare di vino con uno dei più grandi cantautori italiani come Francesco Guccini, è pura poesia. Una “musa liquida”, così Vince Tempera, l’autore di tanti brani entrati nel cuore di più generazioni, definisce il vino, raccontandoci proprio di “quando con Guccini e Augusto Daolio dei Nomadi pagavamo da bere con i dipinti”. “Una materia” che sta molto a cuore anche a Beppe Vessicchio, il maestro d’orchestra più amato per il quale il vino è “un’espressione artistica di cui percepisco i contorni ed il valore”. Un legame, sintetizzato alla perfezione da Sting, rockstar e vignaiolo: la cosa più bella di produrlo? “Il sorriso che illumina il volto di chi lo beve. Personaggi anche dello spettacolo con cui abbiamo parlato di vino, ma anche sorriso, come con un conduttore amatissimo come Carlo Conti.
E sono un vero e proprio viaggio, nel passato, presente e futuro, della storia dell’arte e del vino, e, soprattutto, dell’Italia e della sua grande bellezza le lectio magistralis, quasi profetiche, di Vittorio Sgarbi, da sempre convinto di come “in Italia la bellezza ci salverà, anche quella legata ai luoghi del vino e dell’agricoltura”, e di Philippe Daverio, che, non molto tempo fa, sosteneva come “dobbiamo essere aperti come siamo sempre stati, e non chiuderci su noi stessi. E da questo deve ripartire non solo l’Italia, ma l’Europa, che è quella delle Regioni, e delle ragioni. Perché è quella del glocal vero, non teorico, dove un modo di mangiare toscano o napoletano si può imparare nel mondo”. “L’Italia può puntare solo sul vino, legato a cibo, cultura, turismo e moda” è il pensiero. quanto mai attuale, anche del filoso italiano Massimo Cacciari.
Vino che negli anni ha stretto un rapporto sempre più bello anche con il mondo dello sport, quasi impensabile in passato, oggi forse quello che ha il maggior successo di pubblico. E del resto, sono “due eccellenze che tengono in alto la bandiera dell’Italia, e raccontano al mondo quello che sappiamo fare al meglio come Paese” secondo la massima autorità sportiva italiana, il presidente del Coni Giovanni Malagò. E qui la sintesi si chiama Reinhold Messner, mito dell’alpinismo e produttore, tante delle cui imprese “sono state pensate insieme agli amici intorno ad una bottiglia, perché a sognare si inizia con il vino”. Ma arriva anche dalle parole, forti e coraggiose, del pilota e pluricampione olimpico Alex Zanardi: come la vite, “ognuno, quando è in difficoltà, dà il meglio per superarla”. O dalle vite ai massimi livelli di manager come Louis Camilleri, ad Ferrari e anche lui produttore, per il quale “la Ferrari è un simbolo perché è un prodotto di altissimo artigianato, e così il vino italiano”, e il Ct della Nazionale italiana Roberto Mancini, convinto che “per fare vino serve un lavoro di squadra, come nel calcio”. Due passioni nazionali, rese ancora più avvincenti da uno storyteller per eccellenza dei nostri tempi come Federico Buffa, dalle Storie Mondiali, un cult su Sky, al racconto, per la prima volta, del vino, perché “quando c’è un argomento molto tecnico, ma in cui c’è una fruizione di massa, c’è bisogno di una spiegazione più esplicita e fruibile, più vicina al contenuto antropologico e storico”.
Riflessioni tra vino, etica, territori e socialità che abbiamo condiviso anche con Brunello Cucinelli, l’imprenditore “umanista” della moda, e del vino. Ma la speranza, in questi giorni difficili per il nostro Paese, non possiamo che affidarla alle parole di Don Luigi Ciotti, fondatore e anima di “Libera”, sull’educazione ai valori del cibo e dell’agricoltura, vero e proprio punto di partenza o ripartenza, “che deve iniziare dai più piccoli, già dalle scuole”, magari quando riapriranno.
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