Non è un caso che la riapertura dei ristoranti e dei bar sia da giorni al centro del dibattito (ne abbiamo parlato diffusamente, ieri, qui). Il settore, infatti, è il motore di tante altre filiere: dalle tavole e dai tavolini, in tempi normali, passa il 35% dei consumi alimentari degli italiani, con crolli di produzione fino al 40% per il settore del vino, del 45% per i formaggi tipici e del 35% per i salumi di maggiore pregio, mettendo a grave rischio occupazionale parti rilevanti dei 3,6 milioni di lavoratori dell’intera filiera, oltre ovviamente, all’1,25 milioni di occupati nella ristorazione (come ricordavano due giorni fa #FareRete e Filiera Italia). Un ingranaggio fondamentale per sostenere, in senso economico e lavorativo, tutte quelle eccellenze del made in Italy (a partire ovviamente dall’agroalimentare) che oggi si trovano a dover fare i conti con la quasi totali paralisi, a livello globale, dell’horeca. Ecco perché avere linee guida certe, ed in tempi brevi, è tanto importante: pensare di riaprire il 18 maggio, in questi termini, oltre che dispendioso diventa, in termini organizzativi, impossibile, con appena 4 giorni per mettere in regola locali chiusi al pubblico da oltre due mesi. Troppo poco, se si pensa a tutto il tempo che è trascorso, e durante il quale si sarebbe potuto forse lavorare meglio per creare un protocollo, e decidere delle tempistiche, cui attenersi per ripartire sì in sicurezza, ma anche con qualche certezza in più, esattamente ciò che manca a buona parte della ristorazione in questo frangente.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024