Misure specifiche, come “la riduzione delle aliquote Iva sui prodotti agricoli e del cuneo fiscale sul lavoro allo scopo di rilanciare i consumi”, proposte da Confagricoltura, o una “decisa accelerazione dei tempi per l’erogazione delle risorse, procedure semplificate e più snelle, una maggiore flessibilità che consenta di alleggerire il carico burocratico per le imprese” chiesta dall’Alleanza Cooperative Agroalimentari, “un piano per la formazione professionale e misure per la semplificazione ed il contenimento del costo del lavoro”, sollecitato dalla Coldiretti, la “creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo e al rafforzamento dei sistemi produttivi territoriali” evidenziata dalla Cia-Agricoltori Italiani. E poi i grandi temi di sempre: meno burocrazia, più flessibilità, politiche europee più incisive e coraggiose, con l’Italia al centro. Ecco le richieste del mondo agricolo italiano, oggi, a Roma, sul palco degli Stati Generali dell’Economia, voluti dal Governo. Dove tutti hanno ribadito la centralità del settore, messa in evidenza proprio nei giorni del lockdown, in cui le imprese agricole non hanno mai chiuso, pur tra mille difficoltà, assicurando la disponibilità di cibo al Paese. Un settore che, ora più che mai, vuole essere al centro delle politiche economiche dell’Italia, di cui è uno degli asset principali, che chiede però più investimenti, anche sul fronte delle infrastrutture fisiche e digitali.
“Siamo pronti a scrivere insieme un Patto per il Sistema Italia - ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - le risorse messe a disposizione dall’Europa sono fondamentali per avviare un profondo cambiamento dell’economia in chiave di competitività, ma in questo momento servono anche interventi mirati. Per tornare a crescere, rilanciare la produttività che ristagna da oltre un decennio, occorre migliorare le infrastrutture, diffondere la digitalizzazione e le innovazioni tecnologiche, valorizzare la ricerca e la formazione come fattori chiave per lo sviluppo. La semplificazione burocratica merita una sottolineatura a parte. In un Paese che vuole essere all’avanguardia, i ritardi nella stesura di un decreto attuativo o di una circolare ministeriale bloccano l’erogazione di provvedimenti attesi da migliaia di cittadini e imprese in difficoltà. Ci auguriamo che il decreto sulla semplificazione annunciato dal governo consenta di fare reali e sostanziali passi in avanti verso l’efficienza amministrativa a tutti i livelli. Per il settore agroalimentare - sottolinea il presidente Confagricoltura - l’emergenza sanitaria ha indicato che l’Italia e l’Europa devono accrescere la sovranità alimentare: il 10% in più di produzione lorda vendibile dell’agricoltura significherebbe una maggiore produzione di 20 miliardi ed esportazioni agroalimentari che possono crescere di 15 miliardi. Una svolta in chiave competitiva per il nostro settore, che necessita anche di accordi internazionali in grado di tutelare e valorizzare il Made in Italy. La filiera agroalimentare può dare un significativo contributo alla ripresa economica duratura e sostenibile sotto il profilo sociale, ambientale e dell’efficienza energetica - conclude Giansanti - per questo ribadiamo la necessità di un progetto di strategia da costruire insieme al premier Conte e i ministri competenti”.
Un settore, quello dell’agricoltura italiana, che nel medio lungo termine deve, però, colmare “il gap di competitività che ancora pesa su una parte delle nostre imprese. Dobbiamo crescere, farci conoscere ed apprezzare ed aumentare le nostre esportazioni - ha dichiarato il presidente Alleanza Cooperative Agroalimentari, Giorgio Mercuri - per far questo occorre una grande opera di innovazione del sistema agroalimentare italiano, che dovrà passare necessariamente attraverso le infrastrutture, fisiche e digitali”. Tra le altre istanze avanzate agli Stati Generali dall’Alleanza, “la necessità di proseguire spediti sul percorso di una produzione agroalimentare sempre più sostenibile, in linea con quanto previsto nel piano del Green Deal europeo voluto dalla Commissione Europea e di continuare a lavorare in sede nazionale e comunitaria per garantire misure di reciprocità negli scambi commerciali con i Paesi terzi. Necessario infine un maggiore stanziamento di fondi nazionali destinati all’innovazione e alla ricerca e un’azione che miri a ridurre i costi di produzione, soprattutto nella parte fiscale e contributiva, per consentire alle nostre imprese agricole e agroalimentari di poter competere alla pari con quelle che operano nei principali Paesi competitor”.
Si parla di un settore, quello agricolo, che può essere anche argine sul tema del lavoro: “l’agricoltura nazionale può offrire agli italiani in difficoltà almeno 200.000 posti di lavoro che oggi sono affidati necessariamente a lavoratori stranieri stagionali che ogni anno attraversano le frontiere per poi tornare nel proprio Paese”, ha detto il presidente Coldiretti Ettore Prandini, riportando al cento il tema dei voucher, ma invocando anche “la cancellazione per quest’anno dei versamenti contributivi dell’imprenditore agricolo e dei propri dipendenti nei settori maggiormente colpiti”.
Altra direttrice fondamentale, però, oltre all’investimento in una filiera sempre più 100% made in Italy, secondo la Coldiretti, è anche quello in tecnologie,“ fondamentale per il rilancio del Paese in un’ottica di economia circolare, dal settore della chimica verde alla valorizzazione di allevamenti e foreste per la produzione di biometano e biogas, ma anche per affrontare un’altra emergenza per le campagne italiane, il cambiamento climatico che ogni anno presenta un conto di miliardi. Per lo sviluppo sostenibile dell’Italia come Coldiretti - ha ricordato Prandini - abbiamo ideato ed ingegnerizzato e poi condiviso con Anbi, Terna, Enel, Eni e Cassa Depositi e Prestiti la messa in cantiere di una rete di circa mille laghetti nelle zone di media montagna da realizzare senza cemento e da utilizzare per la raccolta dell’acqua da distribuire in modo razionale in primis ai cittadini, quindi all’industria e all’agricoltura. Un progetto che può e deve essere sostenuto a livello nazionale e regionale, al pari del piano per lo sviluppo della zootecnia al Sud con una linea vitelli-vacche da latte e carne 100% Made in Italy che porterebbe nuove opportunità occupazionali”.
Ma è fondamentale agire subito e con decisione, per un settore che ha causa del Covid nel 2020 vedrà una perdita di 12,3 miliardi di euro, tra calo dei consumi, delle difficoltà della ristorazione e del turismo, e della frenata delle esportazioni, con il 57% delle 730.000 imprese agricole italiane che ha registrato rallentamente più o meno marcati in tutti i settori, dall’allevamento al vino, dall’ortofrutta all’olio, dai fiori alle piante senza dimenticare la pesca e l’agriturismo. “In gioco c’è una filiera allargata che in Italia dai campi agli scaffali vale oltre 538 miliardi con oltre 3,6 milioni di occupati, con l’Italia che nonostante una storica sottovalutazione può ancora contare - ha precisato Prandini - su una agricoltura che si classifica al primo posto a livello comunitario per numero di imprese e valore aggiunto grazie ai primati produttivi, dal grano duro per la pasta al riso, dal vino a molti prodotti ortofrutticoli ma anche per la leadership nei prodotti di qualità come salumi e formaggi. Nonostante questo _ ha denunciato il presidente della Coldiretti - l’agricoltura italiana è la meno sostenuta tra quelle dei principali Paesi europei dove in vetta alla classifica ci sono al primo posto la Francia, seguita da Germania e Spagna. E la situazione potrebbe peggiorare, considerata l’inaccettabile intenzione dell’Unione Europea di tagliare di circa 34 miliardi il budget agricolo attuale destinato alla Politica Agricola Comunitaria”.
E proprio il protagonismo dell’agricoltura in Italiana in Ue è uno degli aspetti fondamentali per il futuro, secondo la Cia-Agricoltori Italiani, guidata da Dino Scanavino: “sono due le strade principali da percorrere in parallelo. Quella europea che deve vedere l’Italia ben posizionata nel contesto delle politiche comunitarie, definite dal Green New Deal e con le strategie Farm to Fork, Biodiversity e Next Generation Eu. Non è una sfida tutta agricola e ambientale. La transizione a un nuovo sistema agroalimentare europeo più digitale e verde, infatti, chiama alla sfida per la sostenibilità, l’intera programmazione del rilancio dell’Italia. L’altra strada - ha aggiunto Scanavino - è quella tutta italiana di creare le condizioni favorevoli allo sviluppo e al rafforzamento dei sistemi produttivi territoriali. Il concetto di filiera non può, infatti, esaurire in sé il modello produttivo agricolo italiano, perché l’agricoltura del nostro Paese si compone di tante agricolture, molto diverse per dimensioni economiche e di superficie, per strategie commerciali e forme di conduzione aziendale. Ed è proprio il segmento delle piccole e medie imprese che rappresenta la parte più dinamica del nostro Paese e sul quale puntare con investimenti adeguati”.
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