Il settore dei pubblici esercizi fatica a rialzarsi e la fine del lockdown non ha portato alla ripresa tanto sperata complice anche lo smart working prolungato e la bassa affluenza turistica. Numeri alla mano, da marzo 2020 il comparto ha registrato un calo del 41,1% dei fatturati medi e una perdita di 240.000 posti di lavoro. Anche per questo la Fipe (Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi) ha lanciato per bocca del direttore generale Roberto Calugi, un appello all’indirizzo del Parlamento e del Governo nell’audizione di ieri sul Dl Semplificazioni.
“In un contesto di emergenza come quello che stiamo attraversando non possiamo permetterci che rimangano in piedi scandalose asimmetrie concorrenziali. Il principio del mercato comune, regole comuni deve trovare piena applicazione immediatamente. Altrimenti il settore maggiormente penalizzato da regole e vincoli, quello dei pubblici esercizi, è destinato a cadere per non rialzarsi più”. Un appello che è stato accompagnato da alcune richieste puntuali mirate a creare le condizioni per una ripartenza del settore dei pubblici esercizi. “Ripristino del valore nominale dei buoni pasto, introduzione del Pos unico per i ticket elettronici, così come già accade nella grande distribuzione e una riforma della normativa che regola i Pubblici esercizi e che risale al 1991. Una norma - continua Calugi - resa obsoleta dalle liberalizzazioni di Bersani che hanno aperto il mondo della ristorazione alle imprese della new economy. Home restaurant, dark kitchen, ma anche agriturismi, rosticcerie e pizze al taglio. Realtà che svolgono attività sovrapponibili alla ristorazione ma godono di regole più flessibili e snelle”. Calugi rincara la dose e chiede una svolta. “Storture come questa o come il sistema delle gare d’appalto sui buoni pasto, che scarica il costo dei risparmi ottenuti dalla pubblica amministrazione direttamente sui pubblici esercizi, non potevano essere accettate in condizioni normali, ma diventano una condanna in questa fase di emergenza. Il Dl Semplificazioni - conclude il direttore generale della Fipe - nella sua fase di conversione in legge, può essere l’occasione per ripristinare la concorrenza leale in un settore di pregio della nostra economia”.
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