Mai come in questo momento per andare avanti e ripartire dopo i duri mesi di lockdown, il mondo della gastronomia e della cucina italiana hanno bisogno di riscoprire le proprie radici, le proprie origini, che ne hanno fatto oggetto di lusso e fama in tutto il mondo. E quindi, mai come quest’anno, la “Festa Artusiana”, celebrazione di Pellegrino Artusi e la sua “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, in scena da ieri al 9 agosto, a Forlimpopoli, in Romagna, dove 200 anni fa esatti (oggi) nasceva l’Artusi, ha un significato profondo: sì di celebrazione, ma anche di spinta per un settore che si trova in profonda crisi, tra le conseguenze economiche della pandemia, il crollo del turismo e il drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa. Con convegni, mostre, spettacoli, degustazioni, premiazioni, ma anche la presentazione di un francobollo dedicato ad Artusi, torna quindi, con una nuova formula di programma per vivere la festa in piena sicurezza, con l’edizione n. 24 il festival che celebra, insieme ad un personaggio come Pellegrino Artusi, anche l’intero mondo della cucina e della gastronomia italiana, in ogni sua declinazione.
Ancora una volta il celebre volume di ricette, che ha segnato la nascita di un’Italia unita, prima a tavola e poi nella cultura, unendo nelle sue pagine ricette di ogni Regione d’Italia, e oggi uno dei libri italiani più diffusi, insieme a “Pinocchio” di Carlo Collodi e “Cuore” di Edmondo De Amicis, si fa portatore di un messaggio gastronomico e culturale insieme, tra coscienza popolare e la forza della cucina italiana nel mondo, che sta nella sua estrema diversità e particolarità. È anche grazie al prezioso lavoro di Artusi, sottolinea la Coldiretti, che l’agroalimentare italiano in pochi anni, da una economia di sussistenza ha saputo conquistare primati mondiali e diventare simbolo e traino del Made in Italy. Entrando di fatto nella cultura degli italiani, tanto da rappresentare uno dei principali fattori presi in considerazione nella scelta della meta per le vacanze (il 18%, secondo un’indagine di Coldiretti e Ixé). E, molti dei piatti descritti per la prima volta dall’Artusi sono, continua la Coldiretti, frutto di un mix delle diverse esperienze regionali che sono diventati oggi il simbolo del nostro Paese: dal “sugo di carne” simbolo della domenica italiana in famiglia, alla “balsamella” diventata poi besciamella, dai maccheroni alla napoletana al risotto alla milanese, dalla fiorentina ai saltimbocca alla romana al minestrone, che sotto un unico nome lungo tutto lo stivale incorpora, però, ingredienti diversi.
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