La sostenibilità del vino è etica e virtuosa, e anche conveniente, perchè un approccio strutturato al tema può portare ad una riduzione fino al 20% dei consumi, un “premium price” del 50% superiori ed una maggiore attrattività dei talenti: a dirlo Porsche Consulting, agenzia di consulenza legata al celebre brand dell’automobile, in un’analisi per la “Milano Wine Week”.
Con una produzione stimata di 47,2 milioni di ettolitri, in calo solo dell’1% sul 2019, l’Italia si candida a rimanere anche nel 2020 il principale produttore mondiale di vino, seguita dalla Francia dalla Spagna. Pre-crisi sanitaria il settore del vino italiano coinvolgeva 2.000 imprese industriali per oltre 11 miliardi di euro di fatturato di cui più della metà generato all’estero. Cina, Canada e Usa sono i mercati a maggiore potenziale per l’export nel 2020. Export, che, nei primi 5 mesi 2020, ha fatto segnare un dato negativo (-2,8%), ma comunque moderato in confronto al crollo del canale Horeca, solo marginalmente compensato dalla crescita degli acquisti al dettaglio di vino durante il lockdown (+9,4%).
Secondo Porsche Consulting la sostenibilità, intesa come elemento strategico della proposizione di valore, è la chiave del posizionamento del vino “made in Italy” nel contesto internazionale. Un cambiamento oggi possibile ed abilitato dalle nuove tecnologie.
In questo clima d’incertezza nel breve, è importante anticipare il futuro guardando ad un orizzonte più lontano. Resta evidente la tendenza dei consumatori verso un’alimentazione attenta all’ambiente e al sostenibile. Inoltre, la crescente instabilità climatica da una parte richiede investimenti in innovazione per rendere la produzione resiliente agli eventi atmosferici, dall’altra richiede scelte aziendali di responsabilità sociale che riducano il proprio impatto ambientale.
Si parla di responsabilità sociale d’impresa, ambientalismo, adozione di pratiche sostenibili e green marketing, ma “è ora il momento - afferma Giulio Busoni, partner Porsche Consulting responsabile Consumer Goods in Italia - di considerare la sostenibilità non come un progetto a latere, ma come chiave del vantaggio competitivo del settore vitivinicolo italiano. In un contesto in cui i competitors stanno avvantaggiandosi su elementi sino ad ora distintivi quale il “made in Italy” come sinonimo di qualità del prodotto, la sostenibilità può rappresentare la nuova chiave di successo delle eccellenze italiane”.
In questo senso vanno anche gli sforzi del ministero delle politiche agricole e del ministero dell’ambiente nello stabilire con il marchio “Viva - sustainable wine”, ricorda Porsche Consulting, uno standard di filiera certificato da ente terzo ed inclusivo di tutti i tre pilastri della sostenibilità: economica, ambientale e sociale.
Nella fase di coltivazione la preservazione della biodiversità del vigneto è la via sostenibile che consente al suolo di resistere ai cambiamenti legati alle condizioni ambientali rendendolo resiliente. Soluzioni come l’impiego di “viti alto-resistenti” agiscono nella fase di produzione dell’uva e, grazie alle nuove tecnologie, è possibile lavorare sulla sostenibilità ambientale in diversi ambiti della filiera. Ad esempio, il connubio tra sistemi basati sull’Internet of Things applicati all’agricoltura (Internet of Farming) e Big Data Analytics permettono, attraverso l’analisi dei fattori ambientali, climatici e colturali, di stabilire il bisogno di irrigazione e di compiere interventi mirati risparmiando risorse. La tecnologia blockchain, invece, è preziosa per la sostenibilità sociale poiché certifica e dà trasparenza all’intera filiera.
Con riferimento al packaging ancora allo studio per il settore vinicolo il mantenimento del vetro, che conserva la qualità del prodotto ed ha un tasso di riciclo che arriva all’80% ma produce più emissioni della carta, che evidenzia invece maggiori limiti nella fase di riciclo. Si affacciano inoltre soluzioni di packaging eco-sostenibile per l’imballaggio dei prodotti in vetro, come quella di “Neckpack” realizzata in cartone ondulato, che permette di ottenere un’elevata protezione, ridotto spazio di stoccaggio e flessibilità di utilizzo per qualsiasi modello di bottiglia.
“La sostenibilità ambientale implica anche una riduzione di consumi di energia ed acqua che vanno dal 10 al 20%. Da un “purpose” di sostenibilità deriva anche una maggiore marginalità, poiché i consumatori di oggi sono disposti a pagare fino al 50% in più per un prodotto sostenibile. Infine, grazie alla sostenibilità sociale è possibile attrarre quel 33% delle giovani generazioni che fanno della mission aziendale un driver di scelta del loro lavoro. L’approccio strategico alla sostenibilità in ogni suo aspetto, ambientale, sociale ed economico - conclude Busoni - permetterà alle aziende vinicole italiane di competere con successo nel futuro, grazie al maggiore valore generato per la tutta collettività: per i clienti, per gli azionisti, per i dipendenti, in ultima istanza per il nostro pianeta”.
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