A capo di uno dei gruppi più importanti dell’agroalimentare italiano, il Gruppo Illy, che controlla il marchio del caffè, la cioccolata Domori e il Brunello di Montalcino Mastrojanni, Riccardo Illy ha le idee piuttosto chiare su come i mercati abbiano risposto alla crisi e su ciò che il vino dovrà fare per ripartire, anche in termini di promozione. Come racconta a WineNews, “il vino ha reagito al lockdown in maniera diversa, a seconda del tipo di produzione e da come è orientato sui mercati. Se si parla di vini rossi longevi - spiega Riccardo Illy - il problema può essere preso con filosofia: anche se non lo vendiamo quest’anno, lo venderemo l’anno prossimo. E questo vale soprattutto per le aziende più orientate verso l’export. Per chi produce vini da consumo immediato, come il Prosecco, e orientati sul mercato nazionale, le preoccupazioni sono maggiori, specie per la necessità di fare spazio in cantina, anche rimettendoci sul piano economico”.
Uno dei cambiamenti più evidenti, da cui non è detto che si tornerà indietro, riguarda “la riduzione dei consumi sul canale Horeca, che sta soffrendo nelle grandi città d’Italia ma anche nelle città turistiche del resto del mondo. Si pensa che anche quando il problema del Coronavirus sarà superato, con il vaccino, non si tornerà al punto di partenza. Molte imprese - spiega Illy - hanno imparato che buona parte dei lavoratori può benissimo farlo da casa, e questo aspetto continuerà: quei consumi, che nelle città alimentavano bar e ristoranti, in parte non torneranno più. Occorre un cambiamento strutturale, o modificando il numero dei locali, con una contrazione, o modificando l’offerta per attirare consumatori nuovi”.
Oltre che imprenditore, Riccardo Illy è stato anche presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, e vestendo per un momento i panni del politico, individua come prima necessità “per il vino come per qualsiasi altra filiera produttiva, la semplificazione. Abbiamo un ordinamento giuridico complesso, confuso e contraddittorio, che rende ogni operazione più lunga, complessa ed incerta rispetto a qualsiasi altro Paese occidentale. Fra l’altro, è l’unica innovazione a costo zero, se non la fatica del Governo e del Parlamento di approvare le leggi. La mia proposta è semplice: il Parlamento deleghi il governo ad approvare dieci testi unici delle materie fondamentali. Tra cui ci potrebbe essere la produzione agricola, in modo da non avere più migliaia di leggi sulla stessa materia, ma un testo unico. La delega andrebbe data al Governo, che lo approva. Chi li scrive? Le dieci Università più competenti nella materia, a cui delegare la stesura del testo unico. Il Governo lo revisiona, si passa per un parere non vincolante di Camera e Senato e si approva. In un anno si potrebbe fare”.
Per essere forti sui mercati, poi, i vignaioli e i produttori del Belpaese hanno bisogno di un’Europa unita. “Dobbiamo ancora costruire uno spirito europeo, l’Europa è istituzionalmente e politicamente un iccocervo. Ma ne abbiamo assoluta necessità, perché abbiamo di fronte due colossi, Usa e Cina, tre in prospettiva, se consideriamo l’India, e o ci presentiamo come un soggetto unico o, semplicemente, siamo destinati a soccombere. Champagne e Brunello - prosegue Illy - sono due prodotti complementari, che si consumano in momenti diversi e con abbinamenti diversi. L’idea che ci possa essere una collaborazione, e una promozione congiunta, mi piace moltissimo e mi stimola. Può funzionare, ma occorre uno spirito europeo per farlo su una base più ampia”.
Infine, rimettendo addosso i panni dell’imprenditore, Riccardo Illy ricorda come le grandi svolte del gruppo, dalla nascita ai giorni nostri, siano arrivate in tempi non certo sereni, per questo un eventuale investimento, oggi, non sarebbe da escludere. “Mio nonno costituì la Illy caffè nel 1933, nel pieno della Depressione del 1929. Noi abbiamo acquisito Domori nel 2008 all’inizio della recessione, e lo scorso anno abbiamo comprato la Prestat, che produce praline a Londra, in piena Brexit. Siamo abituati a fare acquisizioni nei periodi più difficili, e oggi come oggi - rivela Illy, concludendo - investirei a Barolo, perché l’obiettivo è quello di stare nei territori in cui si producono vini universali, e quindi con una storia importante alle spalle ed un futuro altrettanto lungo davanti, ma anche che abbiano già un distribuzione globale. E in Italia, queste due caratteristiche si trovano solo a Montalcino ed a Barolo”.
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