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CRISI COVID

#IoApro1501, domani la protesta di ristoratori e attività che apriranno nonostante i divieti

Fipe/Confcommercio prende le distanze: “settore stremato, ma la legalità è il prerequisito della nostra azione collettiva”
FIPE CONFCOMMERCIO, PROTESTA #IOAPRO1510, RISTORAZIONE, Non Solo Vino
#IoApro1501, domani la protesta di ristoratori e attività che apriranno nonostante i divieti

La ristorazione italiana è stremata: troppo pochi i sussidi e i ristori arrivati, nessuna certezza su quelli futuri, anche per la crisi di Governo, mentre le certezze stanno nelle scadenze fiscali da onorare, e in una ancora limitata possibilità di operare per le norme anti Covid. E ora, se gran parte degli operatori continua a fare pressione sulle istituzioni ma nel rispetto delle norme, come quelle che, almeno per questo weekend, prevedono che in tutte le Regioni d'Italia, anche quelle in zona gialla, ristoranti e bar debbano restare chiusi, fatte salve le possibilità di lavorare con asporto, cresce il fronte della protesta e degli aderenti a #IoApro1501. Con diversi ristoratori (ma non solo) di tutta Italia che si dicono pronti ad aprire lo stesso, nonostante le limitazioni, in un'iniziativa dai contorni non ben definiti ma che, nelle ultime ore, ha visto crescere i potenziali aderenti (oltre 16.000 i “like” alla pagina Facebook, ma si parla di oltre 50.000 locali di tutto il Belpaese). Nel documento denominato, simbolicamente, Dpcm - Decalogo Pratico Commercianti Motivati, si invita alla “disubbidienza gentile”, ed a rispettare norme anti Covid come la presenza di gel igienizzanti, la sanificazione degli ambienti, il rispetto delle distanze e di portare gli scontrini al tavolo entro le 21.45, e si promette anche assistenza legale in caso di sanzioni, attraverso l'Avvocato Lorenzo Nanelli di Firenze. Mentre le autorità, ad ogni livello, annunciano tolleranza zero.
Una protesta spontanea, da cui però prende le distanze la più grande organizzazione dei pubblici esercizi italiani, la Fipe/Confcommercio: “il settore è stremato e la situazione grave e confusa, servono subito misure aggiuntive in grado di dare certezza agli imprenditori e adeguato ristoro alle perdite imposte alle loro aziende. Fipe-Confcommercio continuerà a lavorare incessantemente per ottenerle, garantendo nel frattempo ai propri imprenditori il massimo dell’ascolto e del supporto. In forza di questo ascolto, condividiamo dunque la frustrazione e il senso di spaesamento di tanti esercenti, che possono indurre a gesti radicali. Ma proprio per supportarli efficacemente, come rappresentanza del settore più grande e diffusa dell’intero Paese, esercitiamo il nostro ruolo e la nostra responsabilità. Il nostro ruolo è quello di difendere la categoria e di rappresentarne gli interessi reali, valorizzandoli per la loro capacità di contribuire al bene e al futuro del Paese. La nostra responsabilità di parte sociale, radicata da più di 70 anni nel Paese reale - sottolinea Fipe - ci impone di mettere la legalità a prerequisito della nostra azione collettiva. Ciò significa proteggere i nostri associati dai rischi e dalle prese di posizione che li allontanano dal Paese e li espongono a sanzioni pesanti. Il Ministero dell’Interno è stato molto chiaro sui provvedimenti di controllo che verranno adottati nei confronti di chi non rispetta la legge. Inoltre, ci siamo battuti per mesi a difesa della reputazione del settore, trattato in modo sproporzionato dai provvedimenti come fonte di contagio e non valorizzato come attività essenziale. Se in seguito ad aperture forzose si dovesse casualmente registrare un nuovo picco nei contagi, l’intera categoria sarebbe ulteriormente danneggiata anche da questo punto di vista. Gli italiani hanno sempre manifestato grande attaccamento e vicinanza ai loro Pubblici Esercizi, ma sarebbe difficile solidarizzare con atti così distanti dal comportamento condiviso. Il rischio è quello di intraprendere azioni senza storia e senza futuro, che penalizzano tutti. Un’associazione di rappresentanza, se è tale, può e deve vedere questi pericoli. Porteremo quindi ancora ai tavoli sindacali e istituzionali le nostre necessità, rappresentandole con la forza delle nostre ragioni e il peso della nostra serietà”.
A rilanciare il messaggio anche la Anbc - Associazione Nazionale Banqueting e Catering: “comprendiamo perfettamente il profondo disagio e la disperazione che stanno animando la protesta di alcuni imprenditori della ristorazione, eppure la nostra associazione non può non prendere le distanze da ogni tipo di manifestazione illegale. La riapertura forzata è destinata ad avere ripercussioni pesanti e molto negative dal punto di vista penale, mediatico, sociale e reputazionale. Con questo modo di fare si mette a rischio anche la sicurezza dei propri clienti, passando dalla parte del torto quando si hanno in realtà tutte le ragioni per protestare nei modi e nelle sedi giuste. “Tuttavia, ribadendo il valore imprescindibile della legalità, non posso fare a meno di notare le grandi responsabilità dell’esecutivo che dovrebbe rispondere alle richieste di aiuto con provvedimenti programmati, coerenti, tempestivi e supportati da evidenze scientifiche. Servono quindi, per non dare adito a proteste incontrollate, interventi urgenti su più fronti: ristori ben più corposi da calcolare sul delta fra il fatturato del 2020 e quello del 2019, la proroga del credito d’imposta sugli affitti per tutto il 2021 e, sempre per tutto l’anno appena iniziato, la proroga della cassa integrazione, con anche vantaggi fiscali per quelle aziende che ne interrompono l’utilizzo per i propri collaboratori. Tutte misure necessarie anche e soprattutto per il nostro settore, quello degli eventi e delle cerimonie, fermo da febbraio scorso e con prospettive a dir poco preoccupanti, con un rischio sempre più concreto di dover fare i conti con una raffica di chiusure e licenziamenti. La crisi di Governo in atto in queste ore non può e non deve assolutamente mettere in discussione tutte le misure promesse per attenuare la crisi economica che le nostre aziende soffrono da ormai un anno e di cui, purtroppo, non si vede ancora la fine”.

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