Nonostante l’incertezza e la recessione economica, che nel 2020 ha portato il Pil italiano a chiudere in calo dell’8,8%, il mondo delle imprese del Belpaese ha segnato un saldo positivo delle aperture: secondo i dati Unioncamere, infatti, nel 2020 il Registro delle Imprese ha registrato 292.000 iscrizioni e 273.000 cessazioni, per un definitivo +0,32% nell’andamento demografico dell’imprenditoria italiana. La frenata, rispetto al trend degli ultimi 5 anni, c’è, ma decisamente limitata, viste le prospettive. Anche per due settori come “Agricoltura, silvicoltura e pesca”, dove il calo del numero delle imprese è stato dello 0,57%, inferiore al 2019 (-0,99%), per un totale di 735.466 imprese nel settore, e “Attività dei servizi alloggio e ristorazione”, che continua a crescere, dell’1,36%, dall’1,82% del 2019, a quota 461.244. C’è un “però”: la maggior parte delle cessazioni di attività, storicamente, si registrano nel primi trimestre dell’anno, che saranno quindi il reale termometro dello stato di salute dell’imprenditoria, e degli effetti reali della crisi Covid-19.
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