Con l’Italia tutta in zona arancione o rossa, almeno fino a Pasquetta, continua la sosta forzata per bar e ristoranti, che continuano a poter lavorare solo con l’asporto. Meglio di niente, ma poco più di un palliativo ad una situazione economica drammatica che diventa di giorno in giorno sempre più insostenibile. E tra le voci che si levano a chiedere una svolta, un cambio di passo, è la Fipe/Confcommercio, che a nome dei pubblici esercizi ha scritto al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, una lettera, con un messaggio chiaro: “coniugare sicurezza e salute è possibile. È necessario tornare a lavorare. Va consentito al settore di contribuire ad una vita più sana del Paese”. Ennesimo accorato appello che arriva da un settore in ginocchio, che, nel 2020, ha visto 160 giorni di chiusure forzate (e ha perso 34 miliardi di euro su 86 miliardi di euro di fatturato 2019), e che non riesce a vedere la fine del tunnel (con danni enormi sia diretti che nell’indotto, che riguarda da vicino gran parte del vino e del cibo di maggior qualità, ndr). “Alle 22.000 imprese già scomparse, con 243.000 posti di lavoro persi, sono, infatti, destinati a sommarsi i danni prodotti dall’ennesima festività, quella pasquale, senza ristoranti. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Fipe/Confcommercio, la zona rossa a Pasqua provocherà un danno da 350 milioni di euro, mentre lo stop di Pasquetta causerà un ulteriore danno da 230 milioni. Di fronte a questi numeri, la Fipe/Confcommercio ha sottolineato come ristori, indennizzi, moratorie, sostegno alla liquidità, ammortizzatori sociali e sgravi fiscali in misura adeguata e in modalità urgente risultano dunque necessari per l’economia del Paese. Però non sono sufficienti per ripartire (secondo la simulazione del Centro Studi Fipe/Confcommercio sull’ultimo “Decreto Sostegni”, un ristorante con fatturato per 550.000 euro all’anno e perdite per 160.000 riceverebbe al massimo 5.500 euro, ndr). Ecco perché la Federazione torna a chiedere al Premier, “nonostante l’annuncio di oggi per cui fino a fine aprile le regioni resteranno rosse o arancioni, la possibilità di rimanere aperti, anche in considerazione del parere del Cts, distinguendo le attività che possono garantire maggiore sicurezza e il necessario distanziamento grazie alla disponibilità di spazi. Perché non consentire, seppur con protocolli di sicurezza rafforzati, il servizio serale nelle regioni in area gialla e il servizio fino alle ore 18 nelle regioni in area arancione?”.
Domande che resta aperta, mentre la Fipe “si augura che la risposta arrivi celermente a tutela degli imprenditori del settore, nel rispetto della loro storia e del contributo che possono ancora dare a questo Paese”.
Intanto, il quadro resta critico in tante aree del mondo, soprattutto in Europa, almeno a guardare i tassi di apertura dei ristoranti stellati aggiornati ad oggi, lunedì 29 marzo, dal barometro della guida Michelin. A livello mondiale, infatti, è aperto solo il 31% dei locali, ma con differenze e enormi tra Paesi e aree geografiche. Se in Asia ormai da tempo le cose sono tornate alla normalità, con tutti i locali aperti, dalla Cina al Giappone, dalla Corea del Sud a Singapore, a mostrare importanti segnali di ripartenza, anche grazie ad una imponente campagna vaccinale che sta facendo il suo corso, sono gli Usa, mercato strategico per il vino ed il cibo made in Italy, dove ha riaperto il 51% delle insegne. Mentre Gran arte dell’Europa è tutta al palo, con i ristoranti tutti chiusi, in Italia, in Germania, in Francia, nel Regno Unito, in Portogallo e nei Paesi Bassi, per esempio. Tra le poche eccezioni positive, la Svezia dove è aperto il 100% dei ristoranti stellati, e la Norvegia, con 7 su 10.
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