Con la popolazione mondiale che dovrebbe superare i 9,7 miliardi entro il 2050, la produzione alimentare deve aumentare, contestualmente, del 70%. Eppure, già oggi il sistema alimentare è sotto pressione. Le proteine degli insetti, in questo senso, rispondono alla domanda di proteine sostenibili e di alta qualità per nutrire una popolazione in crescita. Il mercato globale degli insetti commestibili, così, ha superato i 55 milioni di dollari nel 2017, e, secondo alcune stime di “Global Market Insights”, il mercato crescerà ad un ritmo del 43,5% annuo, fino a raggiungere un valore di 710 milioni di dollari nel 2024. La tendenza dei consumatori, del resto, è quella di scegliere alimenti ricchi in proteine ed a basso impatto ambientale, e in molte parti del mondo già sono consumati ogni giorno.
“Quello degli insetti commestibili è un settore importante e interessante da sviluppare, specie come risposta alla nota penuria di proteine da dare agli animali: l’idea è che gli agricoltori possano allevare insetti per rendere gli allevamenti meno impattanti”, spiega Confagricoltura. “L’insetto, del resto, è come il maiale: non si butta via nulla. Una parte è mangime, le deiezioni si usano per fare biogas, il digestato per fare fertilizzante. Il modello, come mostrano gli esempi di Olanda, Belgio e Francia, non è quello delle grandi “Bugs Farm”, ma piuttosto quello di singole aziende o gruppi. In altro modo non sarebbe conveniente: ci sono mangimi alternativi che costano di meno, ossia le farine dei pesci, con cui le farine di insetti non riuscirebbero a competere. Può diventare conveniente se introdotto in un’azienda con un buon numero di capi - specie di maiali e galline - dove l’autoproduzione sarebbe possibile senza occupare troppo spazio, senza impatto idrico e senza usare altre terre, aumentando comunque la parte proteica dei mangimi. L’impegno di Confagricoltura è teso ad adeguare la legislazione nazionale a quella comunitaria, perché ci sono ancora problemi in termini di autorizzazioni, nonché di natura fiscale. Per ora, comunque, si parla di farine prodotte da insetti, anche nella dieta umana. All’estero, ossia Olanda, Francia e Belgio, queste proteine sono usate come farine per gli snack proteici, un mercato piccolo ma interessante. Siamo ancora fermi qui, all'utilizzo di farine, che hanno peculiarità tecnologiche importanti. Non andremmo a produrre ragni e cavallette, ma formiche e grilli. Difficile quindi immaginare che in futuro si finisca per mangiare insetti come succede da sempre in Asia”, conclude Confagricoltura.
Secondo Ipiff - International Platform of Insects for Food and Feed, più di 6.000 tonnellate di proteine di insetti sono prodotte in Europa ogni anno ed entro il 2030 si prevede che saranno circa 3 milioni di tonnellate. Con il giusto quadro legislativo, il settore può crescere fino a 5 milioni di tonnellate all’anno, e ciò richiederebbe una diversificazione dei substrati autorizzati per l’allevamento di insetti e aprire i mercati dei mangimi per pollame e suini per proteine derivate dagli insetti prima del previsto. Tuttavia, se questi cambiamenti legislativi non vengono fatti, la crescita del settore rallenterebbe a 2 milioni di tonnellate di proteine all’anno entro il 2030.
In Europa la produzione di insetti è avanti soprattutto in Francia, Olanda e Belgio, e in questi ultimi due Stati i prodotti a base di insetto sono in vendita nei supermercati già da diverso tempo. È il caso della compagnia belga “Green Kow”, la prima in Europa ad offrire prodotti contenenti insetti da distribuire nei negozi. In Francia i negozi online “Insectes comesitbles” e “La boutique insolite” commercializzano snack a base di insetti. E il consumo di insetti è praticato anche negli Stati Uniti, dove si producono cioccolata e farine, venduti anche negli e-commerce.
Tornando al valore economico del settore, la regione Asia-Pacifico, guidata da Vietnam e Cina, dovrebbe superare i 270 milioni di dollari nel 2024. Peraltro, Cina e Thailandia sono regioni dove è di uso comune utilizzare gli insetti come alimenti e sono comunemente accettati come sostituti dietetici. Nel mondo, oggi, si consumano più di 1.900 specie di insetti, e quelli più comunemente usati come cibo sono: coleotteri (31%), lepidotteri (bruchi, 18%), api, vespe e formiche (imenotteri, 14%), cavallette, locuste e grilli (ortotteri, 13%), cicale, cicaline, cocciniglie e cimici (emitteri, 10%), termiti (isotteri, 3%), libellule (odonati, 3%), mosche (ditteri 2%).
Non esiste ancora una quantificazione dell’uso di insetti per il consumo umano, per la produzione di mangime e per l’uso del loro letame per produrre biogas o fertilizzante, ma sono queste le strade che si stanno percorrendo. Ci sono sicuramente delle attenzioni da avere nella scelta delle specie da allevare, pensando a possibili fughe dall’allevamento, in modo da non turbare equilibri ecologici. Le deiezioni sembra che possano essere utilizzate come compost e andare incontro quindi a un facile smaltimento; è difficile che presentino gli stessi problemi dell’allevamento bovino.
La sostenibilità della produzione di insetti è sicuramente il punto di forza di questo settore. Secondo la Fao, gli insetti presentano un’alta efficienza di conversione nutrizionale, in media possono convertire 2 chili di cibo in 1 chilo di massa, mentre un bovino necessita di 8 chili di cibo per produrre l’aumento di 1 chilo di peso corporeo Il bisogno c’è, le ragioni anche, mancano ancora le autorizzazioni legislative, specie in Italia.
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