Tutti, ma proprio tutti, nel mondo del vino, hanno pagato lo scotto di un 2020 drammatico, comprese le grandi case d’asta. Come Sotheby’s, che ha chiuso l’anno del dipartimento Vino a quota 92 milioni di dollari (in calo dai 118 milioni di dollari del 2019), con un prezzo medio a bottiglia di 686 dollari per il vino e di ben 7.058 dollari per gli spirits. Il fatturato del comparto, così, dal 1995 ad oggi arriva a 1,3 miliardi di dollari. Un solo produttore, di gran lunga il più iconico, non solo della Borgogna, Romanée-Conti, ha rappresentato il 20% del giro d’affari di Sotheby’s nel 2020, con 19,4 milioni di dollari generati dai lotti finiti sotto il martello. Dal 2013, quando le aggiudicazioni della griffe raggiunsero i 7,2 milioni di dollari, Romanée-Conti è sempre stata l’etichetta più preziosa, tanto che le sei aziende che lo seguono in classifica, insieme, hanno raccolto meno. Al secondo posto c’è Pétrus (4,2 milioni di dollari), quindi Jean-Louis Chave (3,1 milioni di dollari), Henri Jayer (3 milioni di dollari), Mouton Rothschild (2,8 milioni di dollari), Lafite (2,8 milioni di dollari), Domaine Leroy (2,1 milioni di dollari) e Haut Brion (2,1 milioni di dollari).
Ci sono poi alcune regioni del vino in giro per il mondo in cui una sola etichetta rappresenta una share enorme delle aggiudicazioni. È il caso dell’Italia, con i lotti di Ornellaia che hanno rappresentato il 31% del totale, e ancora di più della Spagna, con Vega Sicilia che vale il 58% di tutto il vino spagnolo finito sotto il martello di Sotheby’s nel 2020. Tornando in Italia, dietro ad Ornellaia c’è Sassicaia (14%), quindi Masseto (11%), Antinori (5%), Gaja (5%), Soldera (3%), Tenuta di Trinoro (3%), Fontodi (2%) e Biondi-Santi (2%), che insieme rappresentano, a valore, il 76% dei lotti italiani battuti da Sotheby’s nel 2020. In Champagne la concentrazione è ancora maggiore: il 59% delle aggiudicazioni, a valore, è fatto da tre etichette, Dom Pérignon, Salon e Krug. Il 38% delle vendite di Bordeaux, invece, è dato da Pétrus, Mouton e Lafite.
Territorio che vai, prezzo che trovi, ma tutti mediamente in calo, anche se non si tratta di un dato statistico oggettivabile: l’offerta, di asta in asta e di anno in anno, non è mai uguale. Una bottiglia di Bordeaux, in media, è stata battuta a 4674 dollari (meno che nel 2019, 513 dollari), una di Borgogna a 1.576 dollari (contro i 1.904 dollari del 2019), una di Champagne a 404 dollari (dai 1.029 dollari del 2019), e una bottiglia di vino italiano a 193 dollari (da 369 dollari). Il 65% dei compratori, in linea con quanto visto negli ultimi anni, arriva dall’Asia, il 18% da Europa, Medio Oriente e Africa e il 17% dall’America.
Interessante, infine, la classifica dei lotti top nelle diverse categorie. 12 bottiglie di Romanée Conti 1990 del Domaine de la Romanée-Conti sono state battute a 483.413 dollari, e sul podio ci sono anche una Mathusalem di Romanée Conti 1999, aggiudicata a 322.275 dollari e una Mathusalem di Romanée Conti 2005 battuta a 297.600 dollari. Escludendo il Domaine de la Romanée-Conti, il lotto top per aggiudicazione tra quelli della Borgogna è la Magnum di Richebourg 1985 Henri Jayer, che ha toccato i 241.706 dollari, mentre tra quelli di Bordeaux il più prezioso del 2020 sotto il martello di Sotheby’s è stato quello da 12 bottiglie di Château Cheval Blanc 1947, aggiudicato a 290.182 dollari.
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