Gli effetti dei cambiamenti climatici li paga anche la viticoltura, e non solo a livello agronomico. La siccità, che colpisce tanti territori del vino in tutto il mondo, costringe i produttori a trovare soluzioni sempre più originali, ma in altri casi diventa la miccia, è proprio il caso di dirlo, di veri e propri disastri naturali. Ne sa qualcosa la California, che da decenni, ogni estate, combatte con la furia degli incendi. Pagando, anno dopo anno, un prezzo sempre più elevato. E questo perché, come racconta lo studio - durato 18 mesi - della Napa Communities Firewise Foundation, una associazione di volontari di cui fanno parte ex vigili del fuoco, vignaioli ed altri imprenditori locali, il contesto è molto cambiato nel corso degli anni. La propagazione degli incendi, così, si è fatta sempre più rapida, e la sua forza distruttrice sempre più difficile da frenare.
Per questo serve un piano di contenimento di ampio respiro, già approvato dall’Assemblea della Contea di Napa, pronta a stanziare 42,5 milioni di dollari. Piano che preveda in tutta la Contea delle “fuel break”, ossia delle strisce di terra convertite a coltivazioni in grado di rallentare e controllare gli incendi. Del resto, l’unico modo per controllare il comportamento di un incendio è cambiare il “combustibile”, ossia la vegetazione che incontrerà lungo il suo cammino. In sostanza, si tratta di rimuovere gli alberi più piccoli e il sottobosco, e garantire una maggiore spaziatura tra un albero e l’altro per rallentare la velocità di propagazione delle fiamme, mantenendo la vegetazione e l’erba.
Un piano molto più complesso di quanto si possa spiegare in poche righe, sostenuto da uno studio minuzioso e appoggiato sia dai Winegrowers of Napa County che dalla Napa Valley Grapegrowers, le due maggiori associazioni di vignaioli della Contea di Napa.
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