Mentre Bruxelles e Washington, di rinvio in rinvio, trattano per mandare definitivamente in soffitta dazi e controdazi imposti dalle due sponde dell’Atlantico durante la presidenza Trump, come soluzione allo scontro ad alta quota sugli aiuti di Stato ad Airbus e Boeing, tra Gran Bretagna e Stati Uniti le cose vanno in maniera decisamente diversa. Il contesto è simile, ma la cornice diversa: siamo infatti nell’ambito dei dazi imposti dagli Usa sulle importazioni di acciaio (25%) e alluminio (10%) dall’Europa, cui Westminster ha intenzione di rispondere imponendo, a sua volta, una serie di tariffe aggiuntive sulle importazioni di una serie di prodotti, tra cui vino, aragoste e cioccolato. Non si sa a quanto ammonteranno, i dazi voluti da Londra, ma per il comparto enoico non è una cosa da poco: come ricorda “Drinks International”, infatti, nel 2020, infatti, la Gran Bretagna ha importato dagli Stati Uniti 224 milioni di sterline di vino.
“Adesso abbiamo il potere di imporre tariffe in modo che riflettano gli interessi del Regno Unito, e che siano adattate alla nostra economia”, ha detto Liz Truss, Segretaria al Commercio Internazionale del Governo presieduto da Boris Johnson. “Il Regno Unito farà tutto il necessario per proteggere la propria industria siderurgica da tariffe illegali, che potrebbero minare l’industria britannica e danneggiare le nostre attività. In definitiva, comunque, vogliamo ridurre l’escalation di queste controversie in modo da poter andare avanti e lavorare a stretto contatto con gli Stati Uniti su questioni come la riforma dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e affrontare le pratiche commerciali sleali da parte delle economie non di mercato”.
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