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IL DIBATTITO

L’Italia si spacca sul Green Pass obbligatorio per bar e ristoranti

La Fipe/Confcommercio: “basta penalizzare la ristorazione. O vale per tutti o per nessuno”. Filiera Italia: “meglio Green Pass che nuovi stop”
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L’Italia si spacca sul Green Pass obbligatorio per bar e ristoranti

Come si è spaccata su tutto, in questo anno di pandemia, l’Italia si spacca anche sull’uso del Green Pass. Tra chi si dice favorevole ad estenderne l’utilizzo anche per andare in bar e ristoranti (come già avviene per matrimoni ed altri eventi) piuttosto che rischiare nuove restrizioni e chiusure che tornano ad essere prese in considerazione per arginare la nuova crescita dei contagi da Covid (sebbene la pressione sugli ospedali sia in diminuzione, ndr). Una misura che, in qualche modo, si è già vista nei mesi passati in Paesi come Israele, e sulla quale si è riacceso il dibattito anche in Italia dopo che è stata annunciata dal Premier Emmanuel Macron, in Francia, in seguito alla quale si è registrato un boom nella corsa alle vaccinazioni. E se la politica si divide (pare favorevole una parte del Governo, mentre si dicono contrari Lega e Fratelli d’Italia), ad avere visioni diverse sull’argomento è anche il mondo dell’impresa. A dirsi sostanzialmente contraria all’estendere l’obbligo di Green Pass per andare in bar e ristoranti è la Fipe-Confcommercio, come spiega il dg Roberto Calugi: “la campagna vaccinale va sostenuta, incoraggiata e, possibilmente, velocizzata. Questa è la nostra migliore arma per un ritorno alla stabilità delle nostre vite. Quello che tuttavia non è accettabile è che, per raggiungere l’immunità di gregge, si finisca per penalizzare sempre le solite categorie. I pubblici esercizi hanno pagato più di ogni altro settore nei 16 mesi della pandemia, sia in termini di perdita di fatturati che in termini di posti di lavoro. Andare ancora una volta a pesare sulle nostre attività significa compromettere la ripartenza e allontanare le migliaia di professionisti che stavano tornando pian piano ad avere fiducia e a mettere le loro competenze a disposizione dei locali.Se proprio si vuole percorre questa strada, che il vincolo del vaccino valga per ogni tipo di attività, dal teatro, alla palestra, al supermercato, a ogni altro luogo. Altrimenti è discriminatorio. Se, invece, l’obiettivo è sensibilizzare i giovani sull’importanza delle vaccinazioni, facciamolo insieme. Come Fipe-Confcommercio siamo disposti a collaborare con il governo per una campagna di comunicazione capillare a ogni tavolo e a ogni bancone. Ma basta provvedimenti punitivi sempre contro i soliti settori”.
Critica anche la Federcuochi, come spiega il portavoce nazionale, Alessandro Circiello: “il Green Pass, quando si entra in un bar anche solo per un caffè, bisognerebbe mostrarlo, in formato digitale o cartaceo, appurare con un lettore Qr Code che non si tratti di un falso ed esibire il proprio documento d’identità. Una modalità molto complessa per una consumazione di pochi minuti. Un problema che si pone anche per i ristoranti. In Italia, però, il 90% dei ristoranti è costituito da trattorie che non possono certo permettersi di mettere una hostess per procedere alla verifica del Green Pass. C’è la crisi e i problemi economici non sono affatto superati, non tutti possono assumere una nuova figura professionale nella propria struttura. Inoltre, tutte le attività commerciali dovrebbero essere tenute al green pass e non solo ristoranti e alberghi”.
Meglio l’estensione del green pass per l’accesso ai locali e ai trasporti piuttosto che il rischio di nuove chiusure “stop & go” già costati a horeca e ristorazione oltre 41 miliardi di euro, in sintesi, è, invece, la posizione di Filiera Italia https://www.filieraitalia.it/soci/, associazione che riunisce alcuni dei marchi più importanti della filiera agroalimentare (nomi come Aia, Amadori, Beretta, Campari, De Cecco, Farchioni, Fileni Granarolo, Rigamonti, Rummo, Urbani Tartufi, e anche top brand del vino come Bellavista, Donnafugata e Marchesi Antinori). “Dobbiamo evitare di ricorrere a nuove restrizioni che decreterebbero la morte del settore innescando una crisi dei comparti, primo fra tutti quello agroalimentare, che nell’ultimo anno ha subito perdite fino al 40% per alcune filiere, formaggi, salumi e vino in primis", spiega il consigliere delegato Luigi Scordamaglia, che sottolinea come sarebbe un danno collaterale non da poco alla luce del raffreddamento delle vendite nella grande distribuzione, e per la prima volta anche nei discount.
“La vera partita della fiducia e la ripresa dei consumi si gioca a partire da oggi per arrivare al banco di prova di inizio autunno”, dice ancora Scordamaglia, secondo il quale “gli strumenti per evitare aperture a singhiozzo esistono con la campagna vaccinale che sta dando i suoi frutti. Non si perda tempo ora perché il rischio è di innescare un processo a ritroso. Si penalizzi chi irresponsabilmente sceglie di non vaccinarsi, come in tutti i precedenti casi della storia una patologia ormai endemica si combatte solo con il vaccino”.
Il dibattito, comunque, è in corso, e come in tutto questo anno e mezzo, la vera difficoltà sarà trovare un punto di sintesi tra le esigenze della sicurezza sanitaria, quelle dell’economia, e quelle di un ritorno ad una vita sociale più normale possibile.
In ogni caso, quella che sarà presa sull’obbligatorietà del green pass al ristorante riguarda due italiani su tre (66%) che in vacanza mangiano principalmente in ristoranti, pizzerie, pub o agriturismi, sottolinea la Coldiretti. “Una decisione che interessa direttamente i 360.000 bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi lungo tutta la Penisola. L’alimentazione - continua la Coldiretti - è diventata la prima voce di spesa delle vacanze in Italia con 1/3 del budget di spesa dei 33,5 milioni di italiani che hanno deciso di andare in ferie nell’estate 2021. L’introduzione dell’obbligo del green pass a tavola non riguarda invece i turisti dall’estero che proprio grazie al “passaporto verde” si prevedono in aumento del 32% secondo l’analisi Coldiretti su dati Isnart, a conferma della buona percezione a livello internazionale dell’andamento della campagna vaccinale contro il Covid e della riduzione dei nuovi contagi in Italia, anche se mancano ancora all’appello 8 milioni di turisti stranieri rispetto all’ultimo anno prima della pandemia.

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