Ungaretti scriveva ricette di cucina per arrotondare il mese, Pirandello ha dato il nome ad una bistecca cucinata solo per lui a Parigi, mentre Paolo Mantegazza, fisiologo, antropologo e scrittore, nato a Monza nel 1831, è l’inventore della Coca Cola. Incredibile è l’avventura imprenditoriale del formaggio “Bel Paese” che prende il nome dal best-seller dell’abate Antonio Stoppani, che, dopo i “Promessi Sposi” e “Cuore”, è il libro più letto dagli italiani nel 1904 (e non “Pinocchio”). Sono solamente alcune delle storie straordinarie raccontate da Luca Clerici nel suo ultimo libro “Guadagnarsi il pane. Scrittori italiani e civiltà della tavola”, edito da Luni Editrice (2021, pp. 400, prezzo di copertina, 24 euro).
Leggendo “Guadagnarsi il pane” si incontrano tanti personaggi celebri come Casanova, Verga, Montale, ma sempre raccontati da un punto di vista originale. Gadda, ad esempio, si siede a tavola appena può, e meglio se ospitato. Nel libro l’autore fa salire alla ribalta i giornalisti, a partire da Paolo Monelli, che, con “ Il ghiottone errante”, inaugura il reportage enogastronomico, sapientemente riportato dalla penna di Clerici insieme alla contemporanea prosa d’arte e alla storia della letteratura di viaggio. Per tutti i protagonisti del libro il rapporto con il mangiare e il bere è anche una faccenda economica: alla “Riviera Ligure” Pascoli chiede “l’elemosina”, D’Annunzio lavora molto anche con piccoli produttori locali; il denaro si guadagna grazie alle collaborazioni pubblicitarie con l’industria alimentare, con l’editoria libraria e periodica del settore, a cominciare dalla leggendaria “La Cucina Italiana” che, fin dal 1929, ospita ricette firmate dai più famosi letterati. Possiamo lasciarci affascinare anche dalle storie di tanti personaggi dimenticati, soprattutto donne straordinarie, da vicende incredibili, oppure dai ricordi di chi, ad esempio, ha fondato nel 1926 il “Premio Bagutta”, il primo premio letterario italiano in una trattoria frequentata da artisti, giornalisti e scrittori. Ma non mancano i professionisti, gli autori di manuali e ricettari passati in rassegna nel libro, costellato di scoperte bibliografiche, testi curiosi e persino osé: la cucina afrodisiaca ha lo spazio che merita.
In un’originale sintesi interdisciplinare Clerici racconta così il ruolo della civiltà della tavola nell’evoluzione della letteratura italiana dal Settecento a oggi, da quando cuochi di corte ormai disoccupati aprono caffè, trattorie e ristoranti creando nuovi spazi di socialità borghese.
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