Dopo le gelate di aprile, che hanno colpito i vigneti di Italia e Francia, la minaccia numero uno, che incombe e in alcuni casi si è già abbattuta sui grappoli ormai invaiati, è la grandine. Un pericolo costante ormai da molte estati, con i picchi di calore sempre più frequenti che ne facilitano la formazione, specie in Borgogna, il territorio che più di ogni altro con la grandine ha dovuto imparare a fare i conti. Anche in questa ultima campagna, ennesimo flagello abbattutosi su una produzione già decimata, come detto, dalle gelate primaverili, oltre che dalle malattie, peronospora e oidio su tutte, con incidenze diverse ma senza risparmiare nessuno o quasi, specie chi ha puntato solo sullo zolfo, spazzato via dalle piogge che hanno lavato le uve nelle scorse settimane. Il risultato, stando alle stime dell’enologo e consulente Eric Pilatte, riportate dal magazine d’Oltralpe “Vitisphere”, è un calo dei raccolti nella Regione del 60%. Restando sul dato numerico, gli attacchi gravi di peronospora e oidio, secondo Benoît Bazerolle, della Camera dell’agricoltura della Côte d’Or, hanno coinvolto il 20-30% del vigneto di Borgogna. Un vero e proprio dramma vitivinicolo.
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