La bella stagione e gli spazi all’aperto hanno consentito a molti ristoranti e bar, soprattutto nelle località turistiche al mare, in montagna e nelle campagne, di lavorare a pieno regime, in questi mesi estivi (con qualche sofferenza in più segnalata nelle grandi città d’arte). Ma nonostante tutto i contagi da Covid tornano a crescere (e Regioni come la Sicilia sembrano destinata a tornare in zona gialla dalla prossima settimana), e i primi temporali e soprattutto la prossima ripartenza a pieno regime di scuole ed attività produttive tornano a far crescere l’attenzione ed il dibattito sul tema dei vaccini e dell’estensione del Green Pass anche per accedere ai luoghi di lavoro, per esempio. Con qualche segnale di allarme, come quello lanciato dalla Fipe-Confcommercio, che “registrando con preoccupazione, da una parte, il ritardo nel cambiamento delle regole che disciplinano il livello del rischio sanitario nelle zone del Paese e, dall’altra, l’imminente ripartenza di tutte le attività e l’impatto che questa avrà sulla curva dei contagi”, avanza tuttavia una richiesta come “priorità ineludibile: la fine della stagione delle misure restrittive a carico delle imprese”.
“Dopo 18 mesi di pandemia, 2 mesi di lockdown totale, nove mesi di campagna vaccinale e un lunghissimo periodo di limitazioni alle attività in diversi comparti (alcuni dei quali, come le discoteche, non ancora operativi), sarebbe incomprensibile e irragionevole, nel caso del probabile peggioramento del quadro sanitario, riportare indietro le lancette dell’orologio, riproponendo le solite limitazioni alle solite imprese, in primis proprio ai pubblici esercizi”, sottolinea la Fipe.
Dal momento che i livelli di rischio vengono misurati su ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva, e una volta conclamato scientificamente che il vaccino riduce ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva, dicono ancora i Pubblici Esercizi, “appare evidente dove si colloca la necessità e l’urgenza di agire per tutelare il bene comune, nel rispetto della libertà e della tutela della privacy delle persone, ma senza che questo travolga comunità e sistema economico. In questo nuovo quadro - sottolinea il presidente, Lino Stoppani - non sarebbe civile ipotizzare un solo ulteriore giorno di limitazioni delle attività dei pubblici esercizi. Il nostro settore ha già pagato un prezzo altissimo nei mesi delle chiusure e delle zone “colorate”; proprio negli ultimi mesi, poi, abbiamo riaperto dando un contributo decisivo all’utilizzo e all’implementazione del green pass, sostenendo con forza la stessa campagna di vaccinazione. Oggi se tanti cittadini, tra cui 4 milioni di over 50, scelgono ancora di non vaccinarsi, il peso di questa scelta non può gravare sulle spalle delle attività economiche già provate da una lunghissima crisi. Si parla oggi di obbligatorietà, estensione del green pass, nuovi provvedimenti: noi diciamo che servono scelte rapide, coraggiose ed eque; rapide perché i rischi sanitari permangono, coraggiose, perché il green pass sia esteso anche ad altri ambiti, ed eque perché non devono impattare su chi, persone e imprese, ha già responsabilmente fatto la propria parte”.
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