Mentre resta di stretta attualità il tema degli aumenti di prezzo di petrolio, gas e metalli, la lista dei rincari si potrebbe allungare inserendo un altro nome importante: quello delle materie prime alimentari i cui prezzi hanno raggiunto a livello mondiale il massimo da dieci anni trainati dalle quotazioni in forte aumento per oli vegetali, zucchero e cereali. A dirlo l’analisi della Coldiretti, sulla base dell’Indice Fao che ha raggiunto a settembre 2021 il valore massimo dal 2011.
Si tratta del risultato di un incremento medio del 32,8% rispetto a settembre 2020 con l’indice Fao che ha raggiunto un valore di 130 punti. A tirare la volata, i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 27,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre lo zucchero aumenta del 53,5% ed i grassi vegetali sono balzati addirittura del 60% rispetto all’anno scorso. Con la pandemia da Covid, ha ricordato Coldiretti, si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge i singoli stati alla corsa per i beni essenziali. La paura di non poter soddisfare i bisogni primari, è il caso appunto del cibo, ha convinto la stessa Unione Europea a lanciare una consultazione pubblica per raccogliere contributi dagli operatori, ma anche dalle autorità e dai cittadini per realizzare un piano finalizzato a conquistare l’autosufficienza alimentare.
Una situazione che interessa anche l’Italia con il settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese che è fortemente deficitario in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri. “Nell’immediato - sostiene la Coldiretti - occorre però garantire la sostenibilità finanziaria delle stalle affinché i prezzi riconosciuti per latte e carne non scendano sotto i costi di produzioni in forte aumento per effetto dei rincari delle materie prime alla base dell’alimentazione degli animali. Proprio per i ritardi infrastrutturali in Italia si trasferiscono solo marginalmente gli effetti positivi delle quotazioni sui mercati internazionali che invece impattano molto più pesantemente sul lato dei costi per le imprese soprattutto impegnate nell’allevamento che stanno affrontando una grave crisi”.
Adesso è anche il momento di pensare al futuro. “Per cogliere una opportunità unica - ha sottolineato il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - abbiamo elaborato e proposto progetti concreti immediatamente cantierabili per l’agroalimentare che sono stati inseriti nel Pnrr per favorire una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale”. Una ricetta che abbraccia “digitalizzazione delle aree rurali, recupero terreni abbandonati, foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari dai cereali all’allevamento, dalla quarta gamma fino all’olio di oliva”.
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