Stop ai prodotti sotto i costi di produzione, più tutela per i produttori ed equità nei rapporti contrattuali. È stato approvato in Consiglio dei Ministri lo schema di Decreto legislativo che vieta le pratiche sleali nei rapporti commerciali della filiera agroalimentare, sia tra imprese che in materia di commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari, a prescindere dai rispettivi fatturati dei contraenti. Il recepimento della direttiva europea, proposta dal Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e dal Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, prevede l’introduzione di un livello minimo di tutela comune a tutta l’Unione Europea e comprende un elenco di pratiche commerciali sleali vietate e un elenco di pratiche che saranno autorizzate solo se concordate in termini chiari e univoci al momento della conclusione dell’accordo di fornitura. Che cosa cambierà? Intanto che non sarà più possibile imporre condizioni contrattuali eccessivamente gravose, come ad esempio la vendita di prodotti agricoli e alimentari a prezzi al di sotto dei costi di produzione. Una misura che riequilibra in modo netto i rapporti di forza tra le parti negli scambi commerciali garantendo una posizione più equa per gli agricoltori e i produttori.
La notizia è stata accolta con soddisfazione dalle associazioni di categoria. “Arriva lo stop alle speculazioni sul cibo che sottopagano i produttori agricoli in un momento in cui sono costretti ad affrontare pesanti rincari dei costi di produzione” ha dichiarato il presidente Coldiretti, Ettore Prandini. La stessa Coldiretti ha sottolineato che con questa approvazione “scatta lo stop per 16 pratiche sleali che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste on line al doppio ribasso; dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti”. L’approvazione delle norme contro le pratiche sleali nel commercio alimentare viene salutata come una svolta storica per garantire un giusto prezzo ad agricoltori ed allevatori in uno scenario italiano in cui per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di un alimento meno di 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo.
Alleanza Cooperative, con il presidente Giorgio Mercuri, ha commentato l’approvazione del Decreto Legislativo sulle pratiche commerciali sleali come “un’ottima notizia per il comparto agroalimentare perché consente di riequilibrare i rapporti tra i soggetti della filiera, dando maggior tutela alle imprese fornitrici di beni agricoli e alimentari”. E si guarda già al futuro in un momento come quello attuale dove il comparto rischia di soffocare dall’impennata dei costi di produzione scatenati dal rialzo dei prezzi dell’energia, degli imballaggi e dei trasporti. “Grazie alla nuova legge - continua Mercuri - gli accordi commerciali in essere dovranno essere rivisti entro sei mesi dall’entrata in vigore della nuova disposizione al fine di uniformarli alle nuove regole e questa potrebbe divenire l’occasione anche per riequilibrare i prezzi ai maggiori costi di produzione. Le nostre organizzazioni di rappresentanza sono pronte ad affiancare le loro 5.000 cooperative associate sia per presentare denuncia contro coloro che mettono in essere pratiche commerciali vietate, sia nell’eventuale risoluzione bonaria di controversie che dovessero coinvolgere le associate”.
Grande soddisfazione per il via libera definitivo da parte del Consiglio dei Ministri anche da parte di Cia-Agricoltori Italiani:“si tratta di un passo avanti significativo, atteso da molti anni e da noi sostenuto fortemente, perché permette anche in Italia di mettere un freno alle speculazioni nel settore, riequilibrando in un’ottica più giusta i rapporti commerciali tra tutti i soggetti della filiera agroalimentare. Ad oggi infatti per l’ortofrutta fresca, ad esempio, su 100 euro spesi dal consumatore al supermercato, al produttore rimangono in tasca solo tra i 6 e gli 8 euro netti. Ancora meno nel caso dei prodotti trasformati, dove il margine in campo all’agricoltore è intorno ai 2 euro”.
Le aste al doppio ribasso sui prodotti alimentari sono ufficialmente vietate nel nostro paese con il divieto tassativo di attuare pratiche sleali nei rapporti commerciali della filiera agroalimentare, sia tra imprese che in materia di commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari. “Pratiche che da anni Slow Food e Slow Food Youth Network Italia condannano e combattono. Una vittoria di civiltà - commenta Raoul Tiraboschi, vicepresidente Slow Food Italia- che pone fine all’ampio divario di potere contrattuale esistente nella filiera agroalimentare tra chi produce e la grande distribuzione. Un equilibrio che speriamo dia un po’ di ossigeno a migliaia di contadini e allevatori spesso strozzati da un sistema iniquo. Il passaggio, successivo e non più rinviabile, sarà quello in cui le istituzioni e il commercio, con la grande distribuzione in testa, premino sistemi produttivi attenti alla salute delle persone e dell’ambiente, anche attraverso lo strumento fondamentale delle politiche locali del cibo”.
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