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FOOD E INCLUSIONE

Il cibo sempre più simbolo di integrazione. L’ultimo esempio si chiama Pokeah*

Uno spazio inclusivo dove poter mangiare lontano da stereotipi e convenzioni. L’idea di due donne italiane, Francesca Caruso e Francesca Lopez
CIBO, INCLUSIONE, POKEAH*, Non Solo Vino
Tra cibo e inclusione, la case history di Pokeah*

Uno spazio dove riunirsi, incontrarsi e gustare del buon cibo; un luogo aperto a tutti, che faccia sentire a proprio agio le persone, specialmente nelle città medio-piccole dove le realtà attive nell’ambito dell’inclusione sono praticamente inesistenti. L’ultimo esempio di come cibo e ristorazione siano capaci di unire popoli e comunità arriva da due donne italiane, Francesca Caruso, cofondatrice di RatioStudio - agenzia di comunicazione attiva in campagne a scopo sociale e di sensibilizzazione - e Francesca Lopez, già ricercatrice della City University di New York e consulente per RatioStudio. Il loro progetto si chiama “Pokeah*”, e già il nome punta a sovvertire il linguaggio, decostruendo la formalità dell’istituzionale.
Prendendo spunto dal poke, piatto hawaiano a base di pesce crudo ormai diffuso in tutto il mondo, sono state aggiunte due lettere: la “a” per andare contro alla lingua italiana (che prevede l’utilizzo di un maschile neutro universale come base del discorso) e la “h” che appartiene al gergo LGBTQIA+ che tende ad enfatizzare la “gay attitude” attraverso l’utilizzo di espressioni e simboli che incontrano, secondo le tradizioni culturali occidentali, il mondo “femminile”.
“Il progetto nasce dalla necessità di creare spazi sicuri in città medio-piccole, come ad esempio Caserta dove si aprirà il primo punto, dove le realtà attive nell’ambito dell’inclusione sono praticamente inesistenti - spiega Francesca Caruso - a causa di potenti sovrastrutture culturali la nostra società sembra ancora non essere pronta ad accogliere l’alterità, in tutte le sue forme. Introdurre questo tipo di realtà nella nostra città risulta fondamentale in un momento storico in cui il cambiamento è in continuo divenire”. Parte del ricavato degli store sarà devoluto ad associazioni dedicate all’inclusione sociale.
Anche le icone utilizzate per l’allestimento della location rispecchiano l’obiettivo dello spazio: sentirsi a proprio agio. “La ricerca di simboli nuovi, che possano rappresentare corpi ibridi, lontani dalla norma dominante - commenta Francesca Lopez - è stato uno dei nostri obiettivi”. La sirena senza un seno e con i baffi, il tritone senza un braccio e con il rossetto, l’alieno-polpo e il pesce-ballerina sono le icone pensate dal team Pokeah*. Anche l’arancione per i colori dello spazio consente di uscire dalla stereotipizzazione del rosa e dell’azzurro, fuori dal binarismo riuscendo a restituire quella necessità che si trova tra l’intento del progetto e la lotta al sistema etero-normativo.

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