Che nonostante mille difficoltà il 2021 sia stato un anno di riscossa per il vino italiano - che secondo le stime è proiettato verso il record di 7 miliardi di euro di export - lo testimoniano tanti bilanci aziendali, come quelli raccontati da WineNews qui, ma anche quelli di “territorio”. E non fa eccezione quello del Consorzio del Prosecco Doc, territorio che, negli ultimi anni, è stato locomotiva della crescita del vino italiano, diventando lo spumante più consumato nel mondo. E che, nel 2021, ha superato la quota di 600 milioni di bottiglie, con un crescita del 25,4% sul 2020. A dirlo il Consorzio, guidato da Stefano Zanette, sui dati di Valoritalia, il più importante ente di certificazione del vino italiano. “Per la precisione parliamo di 627,5 milioni di bottiglie di Prosecco Doc - spiega una nota - di cui ben 71,5 milioni nella versione Prosecco Doc Rosé, ma il dato più interessante è probabilmente quello relativo alla valorizzazione della singola bottiglia che all’export, in dollari, ha superato il 4% di crescita in valore”.
“Dopo dieci anni entusiasmanti - spiega il presidente Zanette - il nostro obiettivo è quello di consolidare il successo della Denominazione, il che significa progettare il futuro dell’intera filiera con uno sguardo attento ai consumatori, al territorio e alle sue comunità, coinvolgendo attivamente, nella sua realizzazione, l’intero sistema produttivo e non solo”. I pilastri sui quali si incentra la politica di Zanette, fin dal suo primo mandato nel 2012, si sviluppano compatti sul tema della sostenibilità a 360 gradi - da quella ambientale a quella economica e sociale - accompagnata dalla ferrea volontà di far sì che alla crescita in volume corrispondesse una crescita dei valori, e non solo in senso economico.
Tutela e promozione restano i due grandi ambiti d’azione nei quali agisce il consorzio. Con l’aumentare della notorietà della denominazione favorita dall’intesa attività promozionale a livello globale si è registrata una crescita dei tentativi di imitazione e quindi la battaglia alla contraffazione si è fatta sempre più ardua. “In tema di promozione - spiega il direttore generale Luca Giavi - l’impegno appare non banale. Si tratta di un lavoro di tessitura, oserei dire di traduzione in un linguaggio adatto al grande pubblico, di un corredo valoriale che appartiene al territorio e nel quale la comunità veneta così come quella del Friuli Venezia Giulia vorremmo si riconoscessero sempre più profondamente. Valori umani universali come leggerezza, immediatezza, cordialità, convivialità, accoglienza, qualità che facilmente i consumatori di tutto il mondo riconoscono alle nostre produzioni”. Grazie al lavoro portato avanti coerentemente in questi dieci anni, la denominazione ha saputo conquistare i critici più severi, l’attenzione del giornalismo internazionale più qualificato e la fiducia dei mercati internazionali dove nei primi tre trimestri del 2021 la quota export ha incassato un lusinghiero + 30%.
“Il lavoro da fare è ancora tanto - chiosa il presidente Zanette - a breve presenteremo quella che potremmo definire l’Agenda 2030 della Doc Prosecco. Questo è il grande, imprescindibile lavoro che ci attende per coinvolgere attivamente l’intero sistema produttivo verso una crescita realmente condivisa con uno sguardo attento ai consumatori, al territorio e alle sue comunità”. Un piano ambizioso per guardare al futuro con nuovi stimoli e una nuova visione. Un percorso che, sulla scorta di un piano concreto, consenta al Consorzio Prosecco Doc di coinvolgere il maggior numero di player possibile.
E di continuare ad essere traino di un “sistema Prosecco” che, nel complesso, secondo i dati Istat aggiornati a settembre 2021 analizzate da WineNews, ha visto il valore delle esportazioni di Prosecco Dop (e quindi Doc, sopratutto, ma anche Docg Conegliano Valdobbiadene e Asolo) arrivare a 929,9 milioni di euro, rispetto ai 679 milioni dei primi 9 mesi 2020.
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