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TAZZINA

Il caffè espresso italiano si candida a patrimonio immateriale dell’Umanità dell’Unesco

Centinaio: “più di una semplice bevanda, un rito, parte integrante della nostra identità nazionale ed espressione della nostra socialità”
CAFFÈ ESPRESSO, GIAN MARCO CENTINAIO, MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, PATRIMONIO IMMATERIALE UNESCO, UNESCO, Non Solo Vino
Il caffè, simbolo dell’Italia

In Italia il caffè è molto di più di una semplice bevanda: è un vero e proprio rito, è parte integrante della nostra identità nazionale ed è espressione della nostra socialità che ci contraddistingue nel mondo”: così il Sottosegretario alle Politiche Agricole Alimentari Forestali, Gian Marco Centinaio, annuncia la candidatura ufficiale a patrimonio immateriale dell’Umanità dell’Unesco de “Il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli”.
Un patrimonio culturale immateriale di cui fanno parte la Dieta Mediterranea (dal 2013), la Vite ad alberello di Pantelleria (dal 2014), l’Arte del “pizzaiuolo” napoletano (dal 2017), l’Arte dei muretti a secco (dal 2018) e la Transumanza (dal 2019), e, da poco più di un mese, anche la “Cerca e cavatura del Tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali”.

“Siamo molto soddisfatti di essere arrivati ad una candidatura unitaria. Oggi stesso - prosegue il Sottosegretario Centinaio - sarà trasmessa alla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco e confidiamo che questa la approvi e la trasmetta entro il 31 marzo a Parigi. La tazzina di espresso rappresenta per tutti gli italiani un rito sociale e culturale che trova riscontro anche nella letteratura e che appassiona tutto il Paese, da Napoli a Venezia fino a Trieste passando per Roma e Milano. Una candidatura tanto più importante in un momento storico in cui le restrizioni dovute alla pandemia hanno penalizzato i rapporti sociali, molti dei quali - conclude Centinaio - avevano come cornice il bancone o il salotto all’aperto di un bar davanti a un buon caffè italiano”.

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