Lo strumento più efficace contro lo spreco? A sorpresa, sulla tecnologia vince ancora la lista della spesa, insieme ad altri accorgimenti della vecchia economia domestica: dagli Stati Uniti alla Russia, passando per Canada, Italia, Spagna e Germania, fatta eccezione per la Cina, il ricorso alle app salvacibo - dagli alert sul proprio cibo in scadenza ai dispositivi di scambio o acquisto degli alimenti invenduti - resta abitudine ristretta a non più del 9% della popolazione, a fronte di un 70% che usa il buon senso e fa un elenco di cosa comprare prima di andare nei negozi e privilegiando nel carrello i piccoli formati. Ma anche consumando prima i cibi che scadono, facendo un check di frigo, freezer e dispensa ed assaggiano il cibo appena scaduto, per accertarsi se sia ancora consumabile prima di gettarlo. Al ristorante, invece, se gli italiani e in generale gli europei sono ancora impacciati nel chiedere la “doggy bag”, portare a casa gli avanzi è ormai un’abitudine consolidata in Usa. Ma gli americani sono i più “spreconi” al mondo (1.400 grammi di cibo gettato a settimana), mentre, a livello planetario, i prodotti più sprecati sono quelli della Dieta Mediterranea, a partire dalla frutta e dalla verdura fresche. Siamo diventati più virtuosi nella gestione del cibo? Lo scopriremo nella “Giornata nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare” n. 9, che torna il 5 febbraio, con il tema “One health, one earth. Stop food waste”, ma intanto sono queste le anticipazioni dell’Osservatorio Waste Watcher International con le indagini “Caso Italia” 2022 e “Cross Country Report” condotta in 8 Paesi del mondo (Cina, Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Canada, Germania, Spagna e Italia, con campione statistico di 8.000 interviste), promosse dalla campagna “Spreco Zero” by Last Minute Market, in sinergia con l’Università di Bologna e Ipsos.
Guardando a “Il Caso Italia”, l’Osservatorio registra lo spreco di 27 kg di cibo a testa (529 gr a settimana) ovvero l’11,78% in meno (3,6 kg) sull’anno precedente. Oltre 222.000 tonnellate di cibo si sono “salvate” dallo spreco in Italia (per la precisione, 222.125 tonnellate). In totale, vale 6 miliardi e 403 milioni lo spreco alimentare domestico nazionale e sfiora il costo di 10 miliardi di euro l’intera filiera dello spreco del cibo in Italia, sommando le perdite in campo e lo spreco nel commercio e distribuzione che ammontano a 3.284.280.114 euro. In peso, significa che sono andate sprecate, in Italia, 1.661.107 tonnellate di cibo in casa e 3.624.973 tonnellate se si includono le perdite e gli sprechi di filiera. Insomma, si spreca ancora troppo ma dei segnali positivi ci sono, non resta che continuare su questa strada migliorando ancora.
A precedere la “Giornata nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare”, sarà una serie di eventi promossi dalla campagna “Spreco Zero” by Last Minute Market, con il patrocinio dei Ministeri della Transizione Ecologica e degli Affari Esteri, della Commissione Europea e di Rai per il Sociale, il 4 febbraio a Roma nello Spazio Europa (sede di rappresentanza della Commissione Ue) e in live streaming. Al centro, oltre la presentazione dell’Osservatorio Waste Watcher International, ci saranno la prevenzione e la riduzione degli sprechi come elemento chiave a presidio della salute dell’uomo e dell’ambiente. Uno spazio sarà dedicato alle “Best Practices” di enti pubblici, imprese, scuole e cittadini per un monitoraggio che spazia dalla dimensione domestica a quella dei sistemi di produzione che devono garantire un basso impatto ambientale e il rispetto della biodiversità. Ad aprire la giornata, Andrea Segrè, promotore dell’evento e direttore scientifico Waste Watcher International Observatory on Food & Sustainability, insieme a Antonio Parenti, capo della rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Marina Sereni, vice Ministro degli Esteri, Vannia Gava, Sottosegretario al Ministero della Transazione Ecologica, Maurizio Martina, vice dg Fao, Vincenza Lomonaco, rappresentante permanente d’Italia alle Organizzazioni Internazionali (con sede a Roma), e Massimo Cirri, conduttore radiofonico e autore teatrale oltre che ambasciatore “Buone Pratiche”.
A proposito di buone pratiche, secondo le anticipazioni dell’Osservatorio, usare la tecnologia contro lo spreco è ancora un’abitudine ristretta che interessa dal 3 al 7% della popolazione in Italia, dal 4 al 9% in Spagna, dal 5 al 7% nel Regno Unito e in Canada, fino al 9% negli Stati Uniti e non più del 5% in Russia, mentre sono i cinesi i più tecnologici del pianeta: fino al 17% utilizzano app dedicate, in particolare per monitorare il cibo conservato a casa, ma anche per catturare l’invenduto di negozi e ristoranti. “È un po’ la rivincita dell’intelligenza “alimentare” dei consumatori - osserva Segrè - su quella “artificiale”, o meglio tecnologica. Che resta pur sempre una risorsa preziosa, ma se utilizzata meccanicamente non stimola l’impegno attivo del consumatore in chiave di prevenzione. Le soluzioni più rapide ed efficaci arrivano ancora dall’esperienza dell’economia domestica”.
Tra le strategie antispreco nelle case prevale ancora il buon senso: se la classica lista della spesa viaggia oltre il 70% quasi ovunque - dall’Europa al Canada agli Stati Uniti, un po’ peggio in Cina dove la utilizza solo 1 consumatore su 2 (49%) e in Russia solo il 54% - si privilegia l’attenzione a verificare e consumare prima i cibi a ridosso di scadenza (4 consumatori su 5 un po’ ovunque), si pratica spesso il check di frigo, freezer e dispensa per avere la situazione sotto controllo - tra 7 e 8 cittadini su 10 ad ogni latitudine del pianeta - e ci si accerta di aver disposto in evidenza il cibo a ridosso di scadenza, attività che russi e spagnoli eseguono con grande attenzione (84%), ma anche gli italiani e gli inglesi (79%). È pratica diffusa nei Paesi europei e anglofoni l’assaggio del cibo appena scaduto, per accertarsi se sia ancora consumabile prima di gettarlo: ammettono di farlo soprattutto spagnoli, inglesi, tedeschi e canadesi (oltre 4 cittadini su 5), a ruota seguono Italia e Stati Uniti, meno convinti di questa pratica i cinesi, solo 1 cittadino su 2. Tra le strategie di approvvigionamento del cibo una linea comune sembra quella di privilegiare confezioni di piccolo formato: in media lo fanno 4 consumatori su 10 ad ogni latitudine. E al ristorante, come ci comportiamo? Gli italiani e in generale i cittadini europei sembrano piuttosto timidi e impacciati, la “doggy bag” è richiesta in media da 4 avventori su 10 che non riescono a consumare il pasto. Un’abitudine che sembra invece consolidata negli Stati Uniti, dove la family bag è prassi per 3 consumatori su 4 (74%). Scendiamo al 68% in Canada, al 61% in Cina, al 37% in Russia e nel Regno Unito.
E ancora, a livello planetario, gli Stati Uniti sembrano essere i meno virtuosi con 1.403 grammi di cibo gettato ogni settimana, e lo spreco del cibo è certamente il primo nemico della Dieta Mediterranea: nella hit dei cibi più sprecati svetta la frutta fresca, con oltre 30 grammi gettati a settimana un po’ a tutte le latitudini del pianeta. Ma in Russia è il pane l’alimento più sprecato e in Cina la verdura fresca, alimenti base della piramide mediterranea. Dopo la frutta fresca i prodotti più sprecati sono l’insalata (in Italia 22 grammi, nel Regno Unito 36 e negli Stati Uniti 41) e la verdura fresca, dai 25 grammi settimanali in Spagna ai 38 del Canada. Puntando lo sguardo sulle tipologie “sprecone” spicca certamente la categoria dei single in Italia, vera maglia nera del fenomeno con il 50% in più di cibo sperperato, in particolare frutta e insalata, rispetto alle famiglie numerose, che anche in Cina e Stati Uniti risultano più virtuose. In Italia anche le famiglie senza figli risultano facili allo spreco della verdura fresca, in Spagna al contrario i single sembrano essere i più virtuosi, mentre a sprecare di più sono le famiglie numerose. Un dato in controtendenza rispetto agli altri Paesi. In Canada, Cina e Stati Uniti si spreca per aver acquistato troppo e in generale, in tutti i Paesi a prescindere dalle abitudini alimentari e dalle differenze culturali, uno dei motivi principali di spreco continua a essere la scarsa attenzione a quanto abbiamo già acquistato e stiamo conservando a casa. Semplicemente, ce ne dimentichiamo.
Se i cinesi sono gli unici a prospettare soluzioni drastiche come la tassazione dello spreco alimentare, la richiesta di etichette più chiare e informative apposte sugli alimenti è considerata uno strumento importante dai cittadini di tutti i Paesi: 6 su 10 negli Stati Uniti e 8 su 10 in Italia, Russia e Canada. Così come tutti i cittadini chiedono ai governi di fornire maggiore informazione ai cittadini sulle conseguenze ambientali ed economiche dello spreco, a partire dalle scuole: l’Italia è una punta avanzata con l’86% di cittadini che chiedono l’educazione alimentare dai banchi di scuola.
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