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Ma nel mondo della ristorazione c’era bisogno di un cambiamento anche prima della pandemia?

Per Corey Mintz, autore di “The Next Supper”, sì. In Usa e forse anche al di qua dell’oceano. Tra la giungla di offerte, chef-star e boom del delivery
COREY MINTZ, PANDEMIA, RISTORAZIONE, Non Solo Vino
La ristorazione e il nostro modo di mangiare post pandemia

Prima della pandemia, il mondo della ristorazione era in piena espansione. Per mangiare fuori, gli americani spendevano più della metà del loro budget annuale, in una sola generazione gli chef sono passati dal lavorare dietro le quinte a diventare vere e proprie star della Tv, e l’arrivo di app come “Uber Eats” hanno fatto sì che il cibo a domicilio abbia superato la cucina casalinga. Ma come diremmo noi italiani, “se non è zuppa è pan bagnato”, e dietro tanto successo si nascondono molti problemi: molti dei migliori ristoranti del mondo impiegavano cuochi sottopagati, il web stava mettendo fuori mercato molti ristoranti, e tutto quel mangiare fuori voleva dire anche diete meno sane. Insomma, il settore aveva un disperato bisogno di cambiare. È l’analisi alla base di “The Next Supper. The End of Restaurants as We Knew Them, and What Comes After”, saggio di Corey Mintz, ex chef professionista e critico gastronomico canadese, sull’industria della ristorazione, che vuole essere un punto di partenza per un mondo della ristorazione ed un rapporto con il cibo che siano migliori.
Un mondo quello della ristorazione che è tra i settori più colpiti dalla pandemia, e nel quale molte cose sono cambiate per affrontare l’emergenza Covid, e molte delle quali resteranno per sempre. Il volume racconta questo preciso momento storico (edizioni Pubblic Affairs, novembre 2021, pp. 352, prezzo di copertina 28 dollari) ma offre anche idee e consigli su cosa e come mangiare più che per il bene, per il benessere di cuochi e camerieri, del nostro corpo e dell’ambiente. Come spesso è avvenuto nella storia, non solo culinaria, il saggio di Mintz descrive un mondo come quello americano che ha spesso anticipato i tempi ed è stato precursore di fatti poi avvenuti anche al di qua dell’oceano. Dove, forse, il mondo della ristorazione, forte di valori diversi e più storicizzati e, ci auguriamo, non dimenticandosi i suoi “sani principi”, non è ancora arrivato alla frutta ed è ancora in tempo per cambiare menu. Perché è così che anche ritrovare il piacere di mangiare fuoricasa può farci superare un’epoca turbolenta.

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