Siamo disposti a spendere di più ma a patto di essere informati meglio. Così al ristorante come al supermercato anche se una scelta qualitativa deve fare i conti, giocoforza, con il budget che abbiamo a disposizione. L’Osservatorio Sonda, startup innovativa che si occupa di ricerca e consulenza nell’horeca a 360 gradi, ha pubblicato i risultati della Sonda Raffaello, il primo data analysis dedicato al settore food & beverage e hospitality. Se l’80% dei consumatori vorrebbe avere maggiori informazioni in termini di filiera sostenibile le aziende non sembrano ancora abbastanza pronte a rispondere a questa esigenza di sostenibilità. E pensare che, nonostante questi tempi incerti, siamo disposti a spendere fino all’8% in più sia per le aziende che per le confezioni che scelgono materiali riciclabili o compostabili. Ma non solo, si passa addirittura al 20% in più per quei ristoranti che propongono menù sostenibili e stagionali. Tra i dati emersi, per il 58% dei consumatori le informazioni sul concetto di filiera sostenibile sono lacunose, mentre per il 23% vengono giudicate scarse.
Inoltre per una fetta rilevante della popolazione (88%) è importante che i piatti della propria quotidianità siano preparati con pochi ingredienti ma di qualità. Il sondaggio è stato realizzato su un campione di 1.000 persone (479 uomini e 521 donne) su tre fasce di età: 25-34, 35-40, 50-65. Per l’area geografica di provenienza (Italia) 272 persone appartengono al Nord Ovest, 191 al Nord Est, 201 al Centro e 336 al Sud.
I comportamenti più o meno virtuosi cambiano a seconda della fascia d’età, perché mangiare bene, scegliendo prodotti di qualità, non sempre è sostenibile in termini di prezzo. Così i più giovani, se da una parte sono più sensibili al tema e si dichiarano diffidenti rispetto alle reali intenzioni di chi produce o li serve al ristorante, dall’altra si vedono costretti a dare meno importanza alla qualità, perché costa di più.
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