I fine wine del mondo non hanno conosciuto crisi in pandemia, battendo record su record, e continuano decisi su questa strada anche in un’epoca in cui la guerra tra Russia e Ucraina e l’inflazione galoppante legata all’aumento di energia, logistica e costi pesano sull’economia mondiale. Almeno, a guardare i primi 5 mesi del 2022 fotografati dal Liv-Ex, piattaforma di riferimento del mercato secondario e del collezionismo. Da inizio anno, infatti, il Liv-Ex 100, indice benchmark del sistema inglese di monitoraggio ed investimento (di cui fanno parte, per l’Italia, il Barolo 2016 di Bartolo Mascarello, il Barolo Monvigliero 2016 di Comm. G.B. Burlotto, il Barbaresco 2018 di Gaja, il Barolo Monfortino Riserva 2013 e 2014 di Giacomo Conterno, il Masseto 2016 e 2016 e l’Ornellaia 2018 di Frescobaldi, il Brunello di Montalcino 2016 di Poggio di Sotto, il Sassicaia 2016, 2017 e 2018 della Tenuta San Guido, il Soldera Case Basse 100% Sangiovese 2016, il Solaia 2018 ed il Tignanello 2016 e 2018 di Antinori), è cresciuto del 4,4%, e del 22,2% anno su anno. Ancora meglio ha fatto il Liv-Ex 1000, l’indice più ampio, a +10,3% da inizio anno e a +25,6% tra maggio 2021 e maggio 2022. E di cui fa parte il sotto indice Italy 100, che cresciuto del +4,1% nel 2022, e del +16,3% anno su anno (formato dalle ultime dieci annate in commercio di Barolo Bartolo Mascarello, Barbaresco Gaja, Barolo Cascina Francia Giacomo Conterno, Barolo Monfortino Riserva Giacomo Conterno, Masseto, Ornellaia, Sassicaia Tenuta San Guido, Solaia, Soldera Case Basse 100% Sangiovese e Tignanello).
Numeri che parlano di una nicchia del mercato del vino, che sembra seguire logiche proprie, completamente scollegate dall’attualità.
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