Gli animali selvatici, da tempo, rappresentano una delle tante “emergenze strutturali” che affliggono l’agricoltura italiana. E, in attesa di provvedimenti normativi nazionali, le organizzazioni si muovono, per provare a trasformare un problema in una risorsa, e creando anche una filiera alimentare più controllata. “Con l’adesione di Eps-Ente Produttori Selvaggina a Confagricoltura, deliberata all’unanimità dall’assemblea dell’organizzazione degli imprenditori agricoli, si rafforza il nostro impegno sempre più attento alla gestione del territorio e dell’ambiente”. A dirlo Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, sull’accordo con l’ente che rappresenta 2.700 istituti faunistici e 5.000 soci che gestiscono una superficie di 1 milione di ettari di terreni. Si tratta di un patrimonio agricolo ambientale di vaste dimensioni, se si tiene conto che la superficie totale del nostro Paese è di 30 milioni di ettari.
“Siamo impegnati per la valorizzazione dell’ambiente - ha aggiunto il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - e per favorire un processo di sviluppo armonico della gestione venatoria, che deve essere sempre più rispettosa delle esigenze del mondo agricolo: con l’organizzazione dei concessionari delle aziende faunistico-venatorie lavoreremo per la valorizzazione della filiera alimentare, venatoria e naturalistica, nell’interesse del territorio e delle imprese”.
Dal canto suo, la Coldiretti ha dato vita all’Associazione Agrivenatoria Biodiversitalia, la cui costituzione è avvenuta, a Palazzo Rospigliosi, tra il presidente Coldiretti Ettore Prandini e dal presidente del Comitato Nazionale Caccia e Natura (Cncn) Maurizio Zipponi: si tratta di una grande rete di migliaia di aziende per il monitoraggio e la gestione del territorio nazionale “con l’obiettivo di rappresentare un argine alla proliferazione indiscriminata di fauna selvatica che mette a rischio la vita dei cittadini sulle strade e le produzioni agroalimentari made in Italy, a partire dai suoi settori di punta, ma anche di tutelare l’ambiente, attraverso una presenza capillare in grado di prevenire gli incendi e i pericoli legati al dissesto idrogeologico e combattere il cambiamento climatico valorizzando il ruolo dei boschi di catturare Co2”.
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