Le importazioni crescono ad un ritmo maggiore delle esportazioni nell’anno record dell’agroalimentare italiano. Un settore in salute ma che inizia a pagare il conto degli effetti del conflitto. Il 2021 segna un primato sia per le importazioni agroalimentari, che raggiungono il valore record di 48,28 miliardi di euro (+13,6%), sia per le esportazioni, che superano per la prima volta i 50 miliardi (+11,3). La maggiore crescita dell’import sull’export agroalimentare interrompe il trend positivo della bilancia agroalimentare, passata da un deficit di oltre 6,5 miliardi di euro (2014) a +2,86 miliardi nel 2020. La contrazione nel 2021 è tuttavia contenuta per la bilancia, che rimane superiore ai 2 miliardi di euro. Emerge dal Rapporto 2021 sul commercio estero dei prodotti agroalimentari, realizzato dal Crea, con un approfondimento sui primi effetti della crisi russo-ucraina.
L’import agroalimentare dell’Italia dall’Ucraina in marzo 2022 (rispetto a marzo 2021) mostra una riduzione in valore del 13%. In forte calo i volumi importati dei principali prodotti (-40,5% di olio di girasole; -70% di panelli di girasole e frumento tenero). Più contenuta la contrazione dell’import di mais (-5,4%). Nello stesso periodo si riduce del 35% il valore dell’export agroalimentare dell’Italia verso la Russia. La contrazione colpisce molti dei principali prodotti, tra cui il caffè torrefatto (-81,8% in quantità) e gli spumanti Dop (-46,4%).
Tornando ai dati globali, nel 2021 la crescita in valore, rispetto all’anno precedente, degli scambi agroalimentari italiani è generalizzata, riguarda quasi tutti i principali mercati e prodotti. Fanno eccezione le esportazioni di pasta (-6,2% in valore e -12,6% in quantità) e di conserve di pomodoro (+0,2% in valore e -7,7% in quantità) dopo il netto aumento del 2020. Pertanto, il valore dell’export di questi due importanti prodotti del made in Italy nel 2021 risulta, comunque, superiore a quello registrato nel 2019. Dal lato delle importazioni, l’aumento in valore degli acquisti riguarda tutti i principali prodotti ed è particolarmente marcato per quelli ittici, come i “crostacei e molluschi congelati” (+40,7% in valore), tra i più colpiti nel 2020 dagli effetti del lockdown e delle chiusure che avevano interessato i canali dell’horeca.
In generale, nel 2021 si riscontra un aumento dei valori medi unitari degli scambi, con netti incrementi in valore ai quali spesso corrispondono aumenti più contenuti, o anche riduzioni, delle quantità scambiate. Unione Europea e Nord America si confermano i principali mercati di riferimento per le esportazioni agroalimentari dell’Italia, con quote rispettivamente del 57,7% e 13,2%. Dal lato delle importazioni - oltre all’Unione Europea che copre il 68% - Asia e Sud America sono le altre principali aree di approvvigionamento dell’Italia. I netti incrementi in valore degli scambi agroalimentari riguardano quasi tutti i principali paesi partner dell’Italia; sia i clienti tra cui Germania (+7,1%), Francia (+8,3%) e Stati Uniti (+14,2%), sia i fornitori tra cui Francia (+11,5%) e Spagna (+12%). Nel 2021 gli effetti della Brexit sugli scambi agroalimentari sono evidenti: le importazioni dell’Italia dal Regno Unito sono quasi dimezzate sul 2020 e la crescita delle esportazioni (+1,6%) è nettamente inferiore a quella verso gli altri principali mercati di destinazione.
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