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ATTUALITÀ

La qualità non basta. L’olio italiano paga la scarsa quantità e gli alti costi per il settore

Walter Placida (Confagricoltura): “se il maggiore bacino, con il 75% della produzione, scende, calerà il totale complessivo”
Confagricoltura, COSTI, MADE IN ITALY, OLIO, Non Solo Vino
Olio di oliva (nella foto di Rodnae Productions Via Pexels)

La qualità, anche se buona, non può bastare. L’olio extravergine di oliva italiano vive tempi difficili e il comparto trema. Molteplici le cause scatenanti, dalla Xylella alla pandemia, dalla siccità fino l’aumento esponenziale dei costi, energetici in primis, che hanno determinato uno scenario pericoloso per il futuro dell’oro verde italiano. La quantità è bassa e il prezzo negli scaffali è destinato ad aumentare. La preoccupazione è viva, l’Italia è il secondo produttore di olio, dopo la Spagna e secondo esportatore mondiale, la filiera tiena alta il nome del Made in Italy agroalimentare e garantisce molti posti di lavoro.
“Vista la situazione - sottolinea Walter Placida, presidente della Federazione Nazionale Olivicola Confagricoltura - è necessario attivare delle strategie precise. La produzione, se nell’ultima fase del ciclo produttivo non si verificheranno importanti avversità meteorologiche o fitopatie, ha avuto una diminuzione media del 30%, che ha raggiunto punte anche 40% sul 2021. In Puglia e Calabria abbiamo registrato cali di produzione, più lievi in Sicilia, mentre in Toscana la situazione è in leggero recupero. Se il maggiore bacino per l’olio, con il 75% della produzione, scende, va da sè che calerà il totale complessivo italiano. Senza parlare dei rincari a catena che hanno investito tutto il comparto, oltre all’esponenziale crescita del prezzo del gasolio e dell’energia elettrica, abbiamo registrato forti aumenti, che inevitabilmente si rifletteranno anche sui consumatori, per le materie prime legate al confezionamento: vetro, banda stagnante, cartone, plastica ecc. Un esempio fra tutti con questi rincari alla produzione, l’olio extra vergine al consumo non potrà avere un prezzo inferiore a 8,50 euro”.
Il futuro per tanti piccoli produttori è a rischio.“Il costo fisso per molire un quintale di olive nella prossima campagna - rimarca Paolo Mariani, presidente Assofrantoi - varierà da 11,02 a 26,91 euro al quintale, a seconda della taglia del frantoio, ai quali occorre sommare il margine del frantoiano. Nei piccoli frantoi specialmente quelli del nord Italia, si arriverà ad un costo di 27 euro a quintale di olive, mettendo a rischio la prosecuzione dell’attività di moltissime realtà”. L’Italia nel settore è leader per biodiversità, con oltre 500 cultivar che danno vita ad oli con profili aromatici unici nel panorama mondiale. Ma quando si parla di olio non si può fare a meno di parlare di cultura, di paesaggio, di ambienta e tradizione. Il 50% dell’export nazionale è concentrato su quattro Paesi, in primis gli Usa, che accolgono il 30% del prodotto, poi Germania, Giappone e Francia. La produzione italiana copre mediamente il 15% di quella mondiale ed è concentrata in tre regioni (Puglia 49%, Calabria 14%, Sicilia 11%) ma è tendenzialmente in calo e soggetta a una eccessiva variabilità.

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