02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
BRINDISI DI FINE ANNO

La bollicine-mania, il territorio Unesco, il tartufo e il design, nel successo dell’Alta Langa Docg

Il primo Metodo Classico, prodotto in Italia fin dalla metà dell’Ottocento nelle “Cattedrali Sotterranee” di Canelli, chiude un altro anno in crescita

Una storia lunghissima, che non è solo quella dello spumante Metodo Classico del Piemonte, ma anche quella del primo Metodo Classico a essere prodotto in Italia, fin da metà Ottocento, nelle “Cattedrali Sotterranee” di Canelli, oggi Patrimonio Unesco con “I Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato”; una produzione contenuta e compresa nella fascia collinare tra Asti, Alessandria e Cuneo alla destra del fiume Tanaro, dove le uve Pinot Nero e Chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile, danno il meglio di sé nelle versioni, esclusivamente millesimate, bianco o rosato, Brut o Dosaggio Zero, dopo un lungo affinamento di almeno 30 mesi; il “matrimonio” con le eccellenze delle Langhe, il cui nome porta nel mondo, a partire dal Tartufo Bianco d’Alba, ma anche con il design piemontese e made in Italy, con “Terra”, il calice omaggio al legame con il territorio, progettato dall’Italdesign di Moncalieri nel solco di una lunga collaborazione iniziata con il maestro Giorgetto Giugiaro; e, last but not least, l’aver cavalcato l’onda della crescente passione per le bollicine italiani. Sono tanti i “segreti del successo” dell’Alta Langa Docg, che, aspettando di essere protagonista dei brindisi di fine anno, chiude il 2022 ancora in crescita, con il +40% delle vendite sul 2021 e 3 milioni di bottiglie in produzione nell’ultima vendemmia in linea con l’anno passato.
E con il Consorzio (che ha visto l’ingresso di 18 nuovi soci, portando il numero di membri della compagine a 134, tra case produttrici e viticoltori) che, tra i “segreti del successo”, ricorda anche la promozione, con “La Prima dell’Alta Langa” ospitata da Italdesign, e la “Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba”, dove chef italiani e internazionali abbinano il tartufo ai vini Alta Langa, e con il cui Centro Nazionale Studi Tartufo prosegue il progetto pilota di sensibilizzazione dei viticoltori per dedicare una porzione di terreno alla piantumazione di alberi simbionti del pregiato tubero: 150 piante sono state messe a dimora tra i vigneti dell’Alta Langa, più altre 30 dedicate al tartufo nero. Ma anche il cofanetto di libri “Alta Langa - Civiltà della Tavola e Genius Loci”, curato da Luciano Bertello, che racchiude l’essenza di 14 tra ristoranti, osterie e trattorie dell’Alta Langa e, con essa, il racconto dei paesaggi, delle persone, delle storie e dei sapori di queste terre, e il calice “Terra” attualmente esposto nella mostra “Dna. I geni dell’Automobile nell’industrial design” in corso al Museo dell’Automobile di Torino.
Il 2023 porterà un forte segnale di fiducia nel futuro della Denominazione, che vuole crescere e affermarsi: vi sarà infatti una riapertura del bando vigneti che consentirà l’iscrizione di 220 nuovi ettari ad Alta Langa Docg nel prossimo triennio 2023-2025. “Una nuova sfida - spiega la presidente del Consorzio, Mariacristina Castelletta - perché il prossimo triennio sarà determinante per il futuro. L’apertura sostanziale delle superfici ci proietta, entro 10 anni, in una dimensione doppia rispetto all’attuale, con la possibilità di una crescita importante che affronteremo tutti insieme, coesi, mantenendo la vocazione di qualità che questo vino ha nel suo Dna”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli