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AMBIENTE E SVILUPPO

I limiti dell’attuale modello economico? Erano già stati predetti 50 anni fa dal “Club of Rome”

Secondo Carlos Alvarez Pereira si può ancora salvare il pianeta. Ma dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare, ispirandosi alle nuove generazioni
Carlos Alvarez Pereira, Club of Rome, SOSTENIBILITA, Sviluppo, Non Solo Vino
Carlos Alvarez Pereira, vice-presidente del “Club of Rome”

Sono passati 50 anni da quando il “Club of Rome”, think tank nato per analizzare i principali problemi affrontati dall’umanità e ricercare soluzioni alternative nei diversi scenari possibili, aveva predetto i limiti del modello economico moderno nel libro “I limiti della crescita” - The Limits to Growth” (erroneamente tradotto in italiano come “I limiti dello sviluppo”, ndr), un’opera ormai iconica in quanto vero spartiacque per l’ambientalismo scientifico. L’associazione, fondata nel 1968 dall’imprenditore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander King, insieme ad un folto gruppo di Premi Nobel e intellettuali, continua tuttora la sua importante attività di ricerca per rispondere a uno degli interrogativi più pressanti del nostro tempo, quello della sostenibilità, che riguarda da vicino anche l’agricoltura e la produzione del cibo a livello mondiale. Ne parliamo con Carlos Alvarez Pereira, ingegnere aerospaziale e attuale vice-presidente del “Club of Rome”.
Già 50 anni avevate predetto che il modello di sviluppo dell’economia vigente non era più sostenibile. Oggi assistiamo al fallimento conclamato di questo sistema, con problemi enormi che coinvolgono anche la primaria e vitale filiera della produzione di cibo, che ad oggi, per come è strutturata, è ritenuta responsabile del 40% delle emissioni inquinanti. Quale è il suo pensiero oggi?
“A quel tempo il “Club of Rome” lavorava, e sta ancora lavorando, per aprire nuovi scenari possibili. Fin da allora - sostiene Pereira - sostenevamo che se il modello vigente non fosse cambiato, c’erano grosse possibilità di collasso, a causa della combinazione tra esaurimento delle energie non rinnovabili e inquinamento. Sfortunatamente è quello che stiamo vivendo. C’erano anche altri scenari nel libro “I limiti della crescita”, e un altro scenario riguardava proprio come bilanciare il benessere dell’uomo con la salute del pianeta. Ora per molti aspetti la situazione è peggiorata rispetto a 50 anni fa. Allo stesso tempo non possiamo ignorare che molte più persone pensano che si è creato più sviluppo e nuovo benessere, ma in termini di equilibrio con la biosfera siamo messi molto peggio. Quello che diciamo oggi è che lo spazio delle possibilità è ancora aperto, molto più di quanto crediamo. Ma siamo in un certo senso “intrappolati” in un certo modo di pensare e non ci permettiamo di immaginare come sfuggire a questa situazione di pericolo.”
Oggi forse è più difficile trovare un nuovo equilibro tra la salute del pianeta e lo sviluppo economico. Eppure qualcosa si potrà pur fare, a livello pratico.
“La cosa più pratica è quella di cambiare il nostro modo di pensare. So che suona come un’indicazione astratta, ma non lo è. Le persone tendono a pensano “la soluzione è questa o è quella”: certo dobbiamo promuovere le energie rinnovabili, incentivare l’economia circolare, identificare le risposte migliori al cambiamento. Ma oltre a questo, come affermiamo nel nostro ultimo libro “Limits and Beyond”, dobbiamo soprattutto cominciare a cambiare il nostro modo di pensare: cambiare la nostra relazione con le persone, con la natura, con il tempo. Con il nostro passato e il nostro futuro, e con le future generazioni in particolare. Questo rappresenta un vero e proprio cambiamento culturale. La gente crede che sia difficile e richieda troppo tempo. Ma se si ascoltano le percezioni delle giovani generazioni si può vedere che c’è stato già un grosso spostamento nel modo di pensare. La nostra responsabilità è proprio quella di rispondere a questo tipo di aspettative e creare un nuovo tipo di “mind set”, che già Aurelio Peccei chiamava “rivoluzione umana”, ovvero una rivoluzione nella mentalità. Dobbiamo costruire da qui: molte persone ne sono consapevoli, la rivoluzione umana è iniziata”.

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